22nd

Giugno

A Itaca, la mitologica

In navigazione, sulle tracce di Ulisse, l’epico eroe di Omero

Se per Itaca volgi il tuo viaggio, fa voti che ti sia lunga la via…”. Inizia così la poesia che Costantino Kavafis ha dedicato ad Itaca. La mitologica isola di Ulisse si raggiunge tutte le mattine, tutto l’anno, in traghetto, partendo da Sami, a Cefalonia, che dista appena 4 km.

La navigazione procede lenta, prepara ad un viaggio indietro nel tempo, mentre la mente torna al proemio dell’Odissea “Narrami, o Musa, dell’uomo dall’agile mente, che tanto vagò”, alle tante peripezie affrontate dall’eroe omerico di ritorno dalla guerra di Troia. Itaca è la patria di Ulisse, la terra del sole, dicono.

Itaca, isola leggendaria

Itaca, isola leggendaria


L’isola si può vivere tutto d’un fiato (non raggiunge i 100 kmq di superficie): scesi dal traghetto in auto, infatti, si può facilmente girare in una giornata. Ma il consiglio è di fermarsi, almeno una notte, meglio qualche giorno. Per seguire l’ombra dell’eroe omerico e riscoprire i luoghi del mito (vedi box). Per respirarne l’aria intrisa di storia, di magia e di nostalgia. In 30 minuti circa si attracca a Pisaetos e poi si risale la costa per scoprire le spiagge di Sarakiniko, Filiatro e Aito.

Si raggiunge Vathi, il capoluogo, che si sviluppa sul lungomare ad anfiteatro. È un porto remoto e protetto, incuneato in un profondo fiordo tra due promontori. Della dominazione veneziana resta solo un campanile che domina sulla baia. Odisseo è ricordato con una bella statua vicino al mare, mentre il Museo Archeologico raccoglie anche i resti che si presume appartenessero al suo palazzo. D’estate la cittadina è animata da festival culturali, mostre d’arte, spettacoli teatrali e concerti.

Si mangia sul lungomare da Kantoyni, una delle tante taverne, una buona pizza si gusta seduti ai tavolini azzurri di Gonia. Gli indirizzi per gli acquisti sono Nikos Markatos, specializzato in barche artigianali di ogni genere e grandezza e Veronis Art, dove l’artista lavora il metallo e la pietra sotto gli occhi dei turisti. Per passare la serata e bere un cocktail, ci sono Soulato Caffè Bar, Skala Club, Katoi Toulalla e Century. Notti dorate si trascorrono nelle camere del Perantzada Hotel, raffinato cinque stelle nel circuito degli Art Hotel. Molto curate anche le stanze del Captain Yannis Hotel gestito da Stefanos Fiambolis, sul lato orientale della baia di Vathi, con piscina, terrazze e bei giardini.

Non lontano ci si ferma a pranzo all’Ithaki Mare, ottimo ristorante con cucina tipica e di pesce, vicino alla spiaggia di Loutsa. Le innumerevoli calette sassose che orlano le sponde del mare in riva a Vathy digradano pigre verso le onde in contrasto con il paesaggio mozzafiato della baia di Afalès, la più grande dell’isola, quasi sempre deserta e tappezzata di ciottoli, raggiungibile tramite un tratto di strada sterrata che fende la campagna. La vista migliore si gode a 5 a sud di Vathi dal villaggio di Perachori, chiamato il “Balcone di Itaca”. Strepitosa la vista anche dal ristorante Chani, nell’omonima località.

I meravigliosi colori di Itaca

I meravigliosi colori di Itaca


Proseguendo verso nord, si arriva a Frikes, vivace villaggio di pescatori incorniciato dal verde, colmo di locali all’aperto e taverne. A circa 4 km a sud, Stavros conserva un busto di Ulisse. Se invece si prosegue a est in un susseguirsi di calette di ciottoli si raggiunge il porticciolo di Kioni, con le sue case in pietra o intonacate in colori pastello, dai balconi in ferro battuto che guardano al molo. Il paesaggio a tratti è lunare, popolato solo da sparuti drappelli di capre in solido equilibrio sul ciglio della strada a strapiombo. Per un momento ci si sente Ulisse, desiderosi di scoprire, di conoscere.

È il bisogno ancestrale legato al viaggio che vive in ognuno di noi. “Ne abbiamo bisogno come dell’aria che respiriamo”, scriveva Bruce Chatwin, il più prolifico autore di romanzi di letteratura di viaggio del secolo scorso. Non resta che partire. “Levate l’ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite”, ammoniva Mark Twain.

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