10th

Agosto

Santorini, bella tra le belle

Estasi e stupore. Sorpresa e meraviglia. È quel che si prova nel vedere l’isola di Santorini per la prima volta. Ma anche per l’ennesima. Emozioni così forti da lasciare il segno. Sensazioni amplificate dalla luce, una luce così intensa e abbagliante, che apre la mente, arriva al cuore e penetra nell’anima.

Sentimenti esaltati dal bianco e dall’azzurro, simboli di purezza e cielo (nonché i colori della bandiera greca), che disegnano l’architettura e i vicoli dell’isola, plasmando un paesaggio da cartolina. Una fotografia destinata a rimanere impressa nella mente in modo indelebile. Affascinante, misteriosa, riservata, esclusiva, maestosa e spettacolare.

Santorini è l’incontrastata regina dell’Egeo. Ma soprattutto è unica e singolare, così diversa dalle altre “sorelle” che formano l’arcipelago delle Cicladi. Diversa per dimensioni – con i suoi 75 kmq è la più grande. Diversa per il colore della “pelle”, perché figlia della devastante eruzione vulcanica che nel 1450 a.C. ne cambiò completamente la fisionomia, restituendo alla geografia una mezzaluna di terra rossa e roccia nera.

Il tipico paesaggio di Santorini, disegnato da candide costruzioni dalle tipiche cupole azzurre

Il tipico paesaggio di Santorini, disegnato da candide costruzioni dalle tipiche cupole azzurre

Vertigine blu

Bella da togliere il fiato, l’isola deve esserlo stata ancor più prima dell’eruzione, quando si chiamava Kallisté, “bellissima”, appunto. Ma ancora oggi la perla dell’Egeo lascia ammutoliti, sorpresi, spiazzati, intimiditi. Non resta che fermarsi, quasi commossi, a contemplarne la bellezza e a respirarne i profumi, tipici della macchia mediterranea.

Magari degustando un bicchiere di ouzo, il liquore greco a base di anice, o un buon calice di Brousko, Nychteri, Malvasia, Vinsanto o Metzo, i vini locali, seduti ai tavolini di uno dei tanti cafenìo disseminati a Thíra, Firostefani, Imerovigli, Oia, i principali centri abitati. In primavera e a settembre: ecco i momenti migliori per scoprirla. È allora che nell’aria l’odore intenso della salsedine viene addolcito dal profumo del gelsomino in fiore.

E poi ancora all’inizio dell’autunno, quando i grappoli delle uve asyrtiko, aidàni e athìri, maturate in agosto, danno sapore e corpo ai pregiati nettari isolani, soprattutto bianchi, invecchiati secondo metodi antichi. Una tradizione che si può scoprire visitando il Koutsoyannopoulos Winery & Wine Museum, sede di un’esposizione sotterranea dedicata alla viticoltura. Oltre che ad ammaliare per la sua beltade, la più meridionale delle Cicladi conquista perciò anche per i suoi prodotti (vini, appunto, ma anche olio, pomodori, pistacchi, fave, formaggi).

E incanta per i suoi tramonti. Al calar del sole, la roccia scura e le costruzioni candide si tingono di infinite sfumature di ocra, rosa, lilla e viola. Intanto la palla infuocata del sole sembra scivolare verso il cratere sommerso del vulcano che trascinò nell’abisso l’intera civiltà minoica.

E mentre la caldera (lo specchio d’acqua che oggi lo ricopre) s’incendia di rosso, ritorna inesorabilmente alla mente il mito di Atlantide: la leggenda della prospera civiltà descritta da Platone nel Timeo e nel Crizia, punita dagli dei per aver peccato di superbia e seppellita per sempre sotto un cumulo di cenere e lapilli.

Sotto la caldera si cela il cratere sommerso del vulcano che trascinò nell'abisso l'antica Atlantide

Sotto la caldera si cela il cratere sommerso del vulcano che trascinò nell’abisso l’antica Atlantide

Thira, Oia e Pyrgos

Il cuore pulsante di Santorini è il capoluogo, Thíra, cittadina vivace disegnata da una distesa di casupole bianche addossate le une alle altre. Notte e giorno turisti e isolani animano il fitto dedalo di ripide scalinate e anguste viuzze pedonali nel quale si snoda la città vecchia. Vi si affacciano decine di boutique di abbigliamento, gioiellerie e gallerie d’arte come la centralissima Mati.

Scarpe, vestiti e accessori si acquistano, tra gli altri, da Spicy. Ancor più suggestivo e caratteristico è il piccolo centro di Oia, arroccato a picco sul mare, su una punta all’estremo nord dell’isola. In passato abitata da navigatori e commercianti, il paese oggi è popolato esclusivamente dagli artigiani che vendono ai turisti i loro articoli.

Punteggiata da casette terrazzate intonacate a calce, con scalette che si avvitano come serpenti sul fianco della montagna e poi cappelle dalle cupole blu, dalle sue terrazze regala una panoramica impareggiabile sulla caldera. Come quella che si gode, mentre si cena, al 1800, ristorante storico ricavato negli spazi di un’antica casa signorile del 1845, di cui conserva gli arredi e l’atmosfera, oggi gestito con passione dal proprietario Iannis Zaggelidis.

Dalle terrazze di Oia si gode il panorama più esclusivo sulla caldera

Dalle terrazze di Oia si gode il panorama più esclusivo sulla caldera

Più spartano, ma molto caratteristico, è la Dimitris Ammoudi Taverna, dove gustare piatti tipici e pesce fresco proprio sul mare. Meno affollata del capoluogo, Oia è perfetta per chi va alla ricerca di tranquillità e romanticismo. A pochi passi di distanza, sulla platìa maggiore, vale la pena visitare la cattedrale, mentre in una strada parallela alla via principale, è aperto al pubblico il Museo della Navigazione. Allontanandosi dalla costa, il fragore provocato dai turisti lascia il posto ad un silenzio profondo, quasi irreale. Succede a Pyrgos, il solo villaggio medievale ancora intatto, dove è un must una sosta da Selene, poliedrica realtà di proprietà di Giorgio Hatzigiannakis, rappresentante SlowFood, divisa tra l’accogliente bistrot cafe e l’elegante ristorante, proprio a fianco, ai quali si aggiunge un museo sugli usi e costumi dell’isola.

La cucina, pluripremiata, è il regno di Nikos Mpoukis, executive chef dall’esperienza internazionale, che serve in tavola specialità a base di prodotti del territorio. Autoctoni al cento per cento anche i vini: 150 etichette tra bianchi, rossi e rosè.

Spiagge, trekking e archeologia

Lingue di lava nera pietrificata, strisce di sabbia e ghiaia scura f

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