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Agosto

Intervista a Stefano Barro

Stefano Barro è l’art director di Salvacion Ibiza, uno dei party più radicati dell’isola (ogni giovedì a El Divino). Quest’estate rganizza insieme ad altri promoter anche Home Club, il nuovo lunedì del Privilege e il mercoledì sera del Magoo di Formentera. E in inverno lo possiamo incontrare a Milano con Vip Party

Stefano, come descriveresti Ibiza a chi ascolta musica classica?
“Che domanda strana… Direi che è l’isola più bella di sempre. E quindi che è molto classica. E anche molto antica. Ci sono un sacco di feste religiose, ad esempio. Il classico e la storia si mescolando col moderno e le discoteche. Le strade e le case sono antichissime, spesso. E c’è un mondo oltre El Divino e lo Space.”

In cosa consiste il “mal d’Ibiza”? Com’è d’inverno l’isola? La sua natura è spettacolare, ma si parla quasi sempre solo di nightlife…
“Il Mal d’Ibiza è una nausea, a fine stagione. Non ne puoi più. Vuoi tornare a casa tua, non parlare con nessuno per settimane e guardare solo la tv. Non vuoi avere davanti, come succede sull’isola ad ogni momento del giorno e della notte, migliaia di persone che ti chiedono qualcosa… E voler cercare di consigliare tutti. A fine stagione, ti viene la sindrome da vigile del traffico. Ma è anche una fame bulimica, che fa si che ogni anno, a marzo, non ce la fai. Vuoi tornare a Ibiza perchè non pensi ad altro. Chiaramente parlo per noi stagionali, che viviamo Ibiza da aprile a ottobre. C’è anche chi sceglie di viverci tutto l’anno, ma non sono in tanti.”

Perchè dici che Ibiza ti ha scelto e non il contrario?
“Un conto è arrivare sull’isola da turista. Un altro è volerci lavorare. E’ un’isola strana, i proprietari dei locali sono strani. Il primo anno è tremendo. Non conosci nessuno e nessuno conosce te e se vuoi restare devi avere il coraggio di ripartire da zero anche se ti senti già bravo. Poi però arrivano anche le emozioni. Anche se ovviamente uno come me di cose ne ha viste un bel po’. Una sera ero al Privilege a godermi una festa da 4.000 persone organizzata da me (la festa si chiama Home Club, ogni lunedì notte). L’animazione la faceva la Fura del Baus, che di solito fa teatro, o l’apertura delle Olimpiadi. E invece erano lì per noi, ben 40 performer. Certe cose non hanno prezzo, come dice la pubblicità di quella carta di credito. Almeno, io non so darglielo.”

Ci descrivi il tuo lavoro? Lo consiglieresti a un giovane?
“Ma è davvero un lavoro? Forse no. Almeno non è un impiego con pensione, contributi, orario, stipendio e roba del genere. Se vai male, e capita, perdi tutto. Un genitore non dovrebbe essere troppo tranquillo se un figlio sceglie di “organizzare feste”. Ma senz’altro da lavorare c’è. Noi siamo quelli che stanno dietro le quinte e coordinano tutto. Siamo i registi, non gli attori che tutti conoscono. Ci occupiamo della parte artistica, ossia dei dj in console e dei performer dell’animazione. Molti credono che finisca lì e invece no. Coordiniamo tutto: dal posizionamento della festa nella settimana, motiviamo i venditori dei biglietti, collochiamo il nostro prodotto presso gli hotel e le agenzie di viaggio. Non è un lavoro a cui si arriva subito, di solito si parte dalla magia della musica, poi c’è chi rinuncia. Ma può anche capitare di crescere tanto. Ad esempio, noi stiamo organizzando un festival di Carnevale alle Canarie con Fatboy Slim e Faithless. A pensarci bene, non va male per niente.”

Verresti a lavorare a Milano?
“Ci ho già lavorato e anche quest’inverno continuerò a lavorarci. Una versione piccola e chic delle feste Salvacion, Vip Party, l’anno scorso si è svolta sia al Luminal che al Must. Milano è la vera capitale italiana. Purtroppo la situazione è un po’ ripiegata su se stessa, i club offrono poco e la gente non chiede più niente. Il risultato è che la città conta un po’ meno di quello che potrebbe. Ma non è detto che la situazione non cambi.”

Qual è la cosa che impazza di più sull’isola al momento?
“Finalmente è finita la musica minimale! Non era una tendenza granchè comunicativa e senz’altro è nata anche dal consumo di certe droghe. Il problema poi è la scarsa preparazione dei dj di quel genere, gente che arriva o arrivava sull’isola che 2 anni di carriera, ossia niente. Le persone poi si sono abbastanza stancate degli afterhour, e alle 7 del mattino vanno a letto contente, solo il 5% del pubblico vuol continuare a ballare. La musica di Ibiza, oggi è più easy e piacevole per tutti, ma non “commerciale” all’italiana, ossia poco creativa. La proposte artistiche di David Guetta o Bon Sinclar le capiamo tutti, e la ricerca c’è eccome.”

Hai qualche dj da segnalarci in particolare?
“Un nome nuovo che quest’estate ho sentito più volte in situazioni diverse e che ha un bel tiro sulla pista è Kurt Maverick. Suona una electro house potente e easy. A Ibiza è un suono facile, a Milano sarebbe super ricercato.”

Come utilizzi il web nel tuo lavoro?
“Abbiamo il nostro sito www.salvacionibiza.net che è una vetrina pubblicitaria e comunicativa. Serve per far conoscere la nostra festa e pure per venderla nel mondo. E poi abbiamo Myspace, ossia www.myspace.com/salvacionibiza. Lì la faccenda è più complicata, visto che è un’interazione uno a uno. Il problema è che a Ibiza, dalle 17 alla mattina dopo siamo sempre impegnatissimi tra telefonate, meeting e altre cose. E non riusciamo a trovare il tempo anche per queste cose che invece d’inverno curiamo molto… Ma alla comunicazione teniamo davvero tanto.”

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