14th

Gennaio

Intervista a Silvio Oggioni

Un teatro che festeggia un compleanno è sempre una notizia gradita. Se poi sono 30 anni ancora di più poiché il teatro del Buratto resta una zolla culturale della metropoli Milanese. L’incontro con l’attore Silvio Oggioni, che dal 1980 si è distinto in molte produzioni del teatro milanese, è un modo per riflettere e discutere su questo importante traguardo.

I compleanni meritano la festa ma anche delle riflessioni. Quali traguardi vi portate dietro dopo questi trenta anni?
“Il riconoscimento di Teatro Stabile d’Innovazione per l’infanzia e la gioventù, la convenzione triennale con il Comune Milano, i premi Stregagatto e Biglietto d’oro Agis. Gli spettacoli realizzati per la Scala, gli inviti ai festival all’estero. Le tante collaborazioni con artisti e attori significativi del panorama  italiano, ma anche con autori (da Cerami a Crovi a Simonetta a Manfredi), scenografi e illustratori (da Ghiglia a  Munari, da Altan a Manuli), musicisti (da Battiato a Pestalozza, da Leddi a Cialdo Capelli) e tanti altri ancora. In Italia i primi corsi per attori sull’acting con  di Dominic de Fazio, John Strasberg e Jerzhi Sthur”.

Il primo ricordo che le viene in mente in questo percorso di crescita…
“La sala del Verdi vuota di poltrone (con il pubblico seduto  sul palco) riempita da centinaia di barchette bianche di carta per Morire di musica, uno dei primi spettacoli di Pippo Delbono (tra i tanti debuttanti al Verdi) nella stagione 1989-1990 o gli spettacoli di Paolo Poli e del maestro Gino Negri, di fine anni settanta.  I primi spettacoli del teatro dell’Elfo (PinocchioBazar) o di Gabriele Vacis con Teatro Settimo tra la fine degli anni settanta ed i primi anni ottanta. O anche della Compagnia della Rancia di Saverio Marconi prima dell’approdo al musical. Le prime prove di Angela Finocchiaro e Carlina Torta, di Marco Paolini, di Baliani, di Paolo Hendel. O forse anche la ristrutturazione della sala del Verdi e la festa di riapertura nella primavera del 1989″.

Quali interpreti e registi hanno lasciato il segno in questo trentennale?
“Per la nostra compagnia da Velia e Tinin Mantegazza che con Jolanda Cappi hanno dato il segno delle prime produzioni (dall’Histoire du soldat  al Granbuffone, da Gli arcani maggiori a Quello Stolfo da Ferrara), alle succesive regie e collaborazioni di Marcello Bartoli con Vincenzo Cerami. Senza tralasciare le recenti regie di Stefano Monti, da Pane Blu al a Fly Buttefly passando per Violino il soldato e il diavolo. E poi quanto già detto sopra, per le ospitalità, con la funzione di crescita di nuovi attori, compagnie, artisti.”

C’è stato un momento di difficoltà in cui avete pensato di far calare per sempre il sipario?
“Nonostante momenti difficili anche nel passato, forse è solo ora, a fronte degli attuali desolanti scenari istituzionali -soprattutto cittadini- alla mancanza di fondi ma ancor più al disinteresse, alla disistima nei confronti del teatro che lo scoramento è forte, al punto da farci sussurrare (in segreto e con vergogna) soluzioni radicali, di calare il sipario. Ma poi riparte il senso della sfida, della scommessa artistica e siamo sempre qua, almeno fino a che non ci taglieranno le gambe del tutto. Il 20% in meno del Fus è un segno molto significativo”.

Si continua a parlare di crisi del teatro e spesso si cade nella banalità. Cosa si potrebbe fare per allargare la platea, magari puntando sui giovani?
“Occorre una politica e promozione  istituzionale, tipo Vola la cinema, rivalutare lo spettacolo teatrale per le propria peculiarità e non come scimmiottamento della Tv (musical e cabaret ), un’educazione scolastica che vada oltre il pubblico coatto di certi tragici matinée e che invece sia capace di esplorare i linguaggi della scena (vale anche per il cinema e la musica). Così da non esser obbligati a svendite sul prezzo dei biglietti, per altro non particolarmente produttive in termini di pubblico”.

Che rapporto ha il vostro teatro con i nuovi media? Internet per esempio…
“Internet e stampa on line sono un interessante veicolo di comunicazione, promozione e prenotazione, ma nella nostra esperienza non particolarmente significativo nel rapporto sulla/con la scena”.

Quali sorprese ci riservate per i prossimi trenta anni?
“Una città teatro dei bambini a Milano e Hinterland…forse, però, chissà. I sogni quando si vuole diventano realtà. Citazione di Rodari!”

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