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Maggio

Intervista a Mylious Johnson

È una serata tiepida sulla terrazza del Sanvittore quando incontriamo Mylious Johnson. Questo locale è un po’ la sua seconda casa, così come Milano è diventata la sua città adottiva. Mylious è nato a New York 35 anni fa e da subito ha coltivato una passione immensa per la musica. Ora è un batterista professionista apprezzato da artisti come Pink, Mariah Carey e i “nostri” Jovanotti e Tiziano Ferro e si divide tra Stati Uniti e Italia. Abbiamo chiaccherato con lui su cosa vuol dire vivere a Milano e cosa c’è da fare in città.

Come mai un newyorkese ha deciso di trasferirsi, almeno parte dell’anno, a Milano?
“Devo ammettere che Milano non è la più bella città d’Italia, preferisco il sud, la Sicilia in particolare. Però gli amici, gli studi di registrazione e le etichette discografiche sono tutte qui. Milano si può considerare la capitale della musica”.

Com’è la città vista dagli occhi di un newyorkese?
“A New York ci sono davvero tutte le etnie immaginabili quindi anche viaggiando all’estero mi sembra sempre di stare nella city. Poi Milano non è così diversa da New York, solo che per tutti l’erba del vicino è sempre più verde. Milano ha elementi che appartengono a città come New York e Los Angeles. Della prima ha il paesaggio visivo, la rete di trasporti pubblici e un grande parco. Con Los Angeles condivide la moda e la passione per il lusso”.

Dal punto di vista notturno e musicale, secondo te com’è organizzata la proposta milanese?
“Non ci sono vie di mezzo per i musicisti, emergenti e non. Si passa dal suonare in piccoli club ai palazzetti. Ci sono pochi locali dove sia concesso spazio alla musica dal vivo, il Sanvittore è uno di questi e offre sempre proposte per musica di pregio. Ad esempio io suono solo qui, in altri posti vado a fare dj set con degli amici. Sotto questo punto di vista Milano è molto diversa da New York, a Manhattan se chiude un club ce ne sono altri 600. New York è una città che vuole mantenere un forte legame con la musica e la cultura. I musicisti già affermati investono sulla nuova generazione in modo che abbia tutti gli strumenti per decidere quale professione intraprendere”.

Quindi la scarsità di luoghi per la musica dipende un basso investimento culturale…
“Certo. Nessuno dei proprietari vuole fare investimenti sulla musica dal vivo quando il pubblico frequenta lo stesso le serate. Gianni (il patron del Sanvittore, ndr) è davvero un’eccezione. Le piccole realtà dovrebbero unirsi e creare un circuito supportandosi a vicenda”.

Quali sono i locali che frequenti o che meritano di essere visitati in città?
“Uno dei locali più interessanti è l’Atm bar, fanno delle belle serate funk&soul. Suono spesso qui, sia con Saturnino che come dj o in jam session con altri musicisti”.

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