18th

Dicembre

Intervista a Andrea Ferrarini

L’osteopatia è la medicina manuale per eccellenza che non si sostituisce alla medicina tradizionale, ma la affianca al fine di trovare insieme la via giusta per la guarigione del paziente. Fu ideata nella metà del 1800 da A. Still, che studiò e perfezionò, fino a renderle consultabili da tutti, le tecniche degli antichi maestri di medicina indiana (pellerossa) e che si basa sullo studio della globalità funzionale dell’individuo per evidenziare eventuali alterazioni strutturali che possono creare patologie riflesse. L’ osteopata studia l’individuo tramite un’attenta anamnesi del paziente, prossima e remota, valuta la sua globalità e ne ricava un quadro preciso. Successivamente applica le proprie conoscenze per modificare l’evento che ha creato l’alterazione osteopatica e tramite dolci mobilizzazioni articolari e muscolari ripristina l’equilibrio perso. Nel suo studio di Milano, dove sull’azzurro soffitto è dipinta un’aquila in volo, abbiamo incontrato il Dottor Andrea Ferrarini, Osteopata, ma non solo, per capire come il benessere del corpo e della mente siano correlati e non c’è cultura solida se prima solidi non sono gli animi.

Andrea, quando ha scoperto la vocazione per l’Osteopatia?
“Il 15 giugno 1996, mentre facevo un’alzabandiera in Fanteria, mi chiesi che cosa stessi facendo e cosa volessi davvero fare. Fin da piccolo pensavo che con le mani si potesse aiutare a curare il dolore e così, quando mia madre non stava bene, cercavo di aiutarla avvicinando le mie mani al punto che le faceva male. Mi affascinavano già le uniformi e da grande intrapresi la carriera militare, accorgendomi poi di non volerla continuare per sempre. Ma del resto anche il medico è una professione che comporta “un’uniforme”! E così ho conseguito la Laurea Breve in Fisioterapia con specializzazione in Osteopatia.”

Ricorda la prima persona che ha curato?
“Sì, certo. Dopo avere fatto tirocinio con i malati dell’ospedale, la mia prima paziente fu una mia vicina di casa di Pavia. Ricordo che la Signora Rita mi diede 5000 Lire. “

Come si è sentito nell’approccio con il primo paziente venuto proprio da lei?
“Un po’ ero emozionato. Essendo originario di Lodi, lì non si sapeva nemmeno cosa fosse l’Osteopatia. In seguito scoprii che qualche Osteopata invece c’era, ma io fui il primo a far emergere questo tipo di medicina a Lodi.”

Nei trattamenti non vi è mai timore di fare male?
“Può capitare, però il timore non deve andare a modificare l’idea del trattamento che si ha.”

So che lei non è solo Osteopata, bensì si avvale di tutto il sapere della medicina tradizionale e non. Quali sono le sue idee a tal proposito?
“Sì, mi avvalgo anche della medicina Olistica, dell’Omeopatia, della tradizione orientale e di tutto ciò che può aiutare a stare bene, non escludendo mai la medicina tradizionale.”

Qual è il primo consiglio che dà ad un paziente, dopo avere inquadrato i suoi sintomi?
“Lo osservo e ascolto come risponde alle mie domande, per capire cosa vuole sentirsi dire per essere messo a suo agio e rassicurato. Il paziente ha la capacità di autoguarirsi in buona parte, con la mente. Ve ne sono alcuni che non vogliono farsi trattare oltre certi limiti, allora divento estremamente meccanico e meno emozionale, per non invadere il loro spazio. Altrimenti lascio che le persone si sfoghino, lasciandoli parlare dei problemi che causano loro i mali.”

Chi va dall’Osteopata?
“Dall’Osteopata arriva chi è già andato da tutti i medici e non ha avuto nessun beneficio.”

E perchè non siete visti molto di buon occhio, per esempio dai Fisiatri?
“Perchè ne sappiamo quanto loro, ma in più abbiamo la manualità, la capacità di potere trattare i pazienti.”

E’ felice del suo lavoro?
“Sì, tantissimo.”

Le basta quello che fa?
“Non mi basta mai e infatti studio per saperne sempre di più, per ampliare le mie consocenze mediche. Ora mi sto dedicando alla kineseologia applicata, che è un’altra tecnica medica che studia le risposte che un organismo dà a certe domande, cioè digitando dei punti di allarme.”

Qual è l’aspetto più gratificante del suo lavoro?
“La cosa più bella è quando una persona ritorna e mi dice che si sente meglio. Chi è in cura da me è mio paziente dall’inizio alla fine del trattamento. Mi sta a cuore sapere come sta dopo una seduta e così dico loro di tenermi informato con un sms, un’email, una telefonata. E se qualcuno ha bisogno qualche consiglio, non esito a darglielo.”

Sta bene qui a Milano?
“Ho sviluppato la capacità di stare bene ovunque, osservando il bello che c’è in ogni cosa che guardo. Milano è una città che ti sfrutta per vivere e tu devi sfruttarla al massimo, prendendo ciò che di meglio ti offre.”

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