28th

Settembre

Venette Waste

Ci viene incontro con un abito rosso come i suoi capelli Rossana Diana, ideatrice dell'azienda Venette Waste, un atelier di moda diverso da tutti gli altri: realizza abiti di Alta Moda, utilizzando sprechi e scarti. Rossana ci accoglie nel suo laboratorio vicino al Parco Sempione, in via Francesco Melzi d'Eril 6.

Come e quando nasce il tuo progetto di moda?
“È nato due anni fa, dopo un percorso di ricerca iniziato nel 2005. Ho deciso di lasciare il sistema tradizionale della Moda e ho pensato ad un'azienda che rispondesse alle reali necessità di mercato. Parlo delle necessità dell'individuo, non considerato più come un prodotto, ma nella sua vera identità”.

Quanto conta il valore dell'ecosostenibilità nel vostro atelier?
“Bisogna parlare di sostenibilità in generale. L'ecosostenibilità è solo una piccola parte. Vogliamo dimostrare che si può fare economia anche riciclando. Non pensiamo solo al PIL, ma anche all'impatto ambientale e al valore dello spreco. Noi rivalorizziamo l'indotto della Moda per restituire alle cose il loro ciclo di vita corretto”.

All'interno dello scenario milanese, come si colloca il vostro atelier?
“Lo spazio è unico al mondo e non ha competitor. Si tratta del giusto compromesso tra l'esperienza sartoriale e la modernità dell'industria. Si tratta di un lavoro integrale: procuriamo il materiale dal miglior tessile italiano, compriamo gli scarti, che noi chiamiamo materiale riutilizzabile. Detraiamo le merci dallo sciacallaggio dello stockista, le paghiamo di più e vendiamo direttamente al consumatore finale”.

Quali difficoltà avete incontrato nella vendita degli abiti su internet?
“Abbiamo avuto il problema della tangibilità del prodotto, così abbiamo inventato le waste angel, le nostre venditrici personal shopper con il plus dell'etica e della sostenibilità. L'obiettivo è di portare la Rete al di fuori della Rete stessa e di offrire la possibilità alle nostre clienti di provare gli abiti prima di acquistarli online”.

Quali sono i vostri progetti futuri?
“Vogliamo far diventare quella delle waste angel una vera professione, con una scuola che le prepari come si deve. Il progetto più importante che abbiamo, però, consiste nel rendere internazionale il nostro atelier. Abbiamo già due waste angel a Hong Kong e a Los Angeles, ma non basta: dobbiamo fare di più. Il capitalismo è arrivato alla sua catarsi: è ora di muoversi!”

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