8th

Aprile

Tobia Rossi, Portami in un posto carino

Dopo il monologo su Grindr, la chat per trovare il principe azzurro. Il teatro del giovane Tobia Rossi: “Perché no?”

Grindr. Ovvero, applicazione per smartphone per incontrare ragazzi gay, bisex o curiosi in cerca di incontri di sesso occasionale. Chi la conosce? Questo l’argomento del monologo dal titolo La mia massa muscolare magra, frutto del primo incontro fra Manuel Renga, regista, e Tobia Rossi, autore teatrale, entrambi giovanissimi.

Adesso, per i due, è la volta di Portami in un posto carino, spettacolo finalista al Premio Hystrio e in scena al Teatro Libero di Milano. Sul palco, amori gay confusi, principi azzurri da trovare in chat per soli uomini, assassini a sfondo omofobo.

Ispirato al lato più cripto-gay di Gioventù bruciata con James Dean, fortemente cinematografico, totalmente ambientato in un piccolo paese di provincia del Nord Italia, si tratta davvero di un posto carino, questo? L’abbiamo chiesto proprio a Tobia Rossi, l’autore dell’opera.

Portami in un posto carino è in scena al Teatro Libero

Portami in un posto carino è in scena al Teatro Libero

Un protagonista è un ragazzo che incontra uomini conosciuti su Internet e spera di trovare il suo principe azzurro in chat. Una visione un po’ triste della realtà omosessuale, non trovi?
“È semplicemente il racconto di un personaggio. Carlo è un puro, ha grandi sogni ed è un inguaribile ottimista. Ogni volta che si racconta di un personaggio gay si pensa sempre che si voglia dare un’idea della realtà omosessuale, ma non è così, un autore resta semplicemente fedele ai suoi personaggi, altrimenti il lavoro perderebbe di autenticità e spessore. Nessuno si è mai preoccupato che il film di Martin Scorsese Taxi Driver desse un’immagine triste dei tassisti”.

È un racconto, ok, però non manca il tema della violenza omofoba. Qualche riferimento ai recenti fatti di cronaca in Italia?
“Assolutamente sì. L’omofobia in Italia è un fenomeno presente che culmina in episodi tragici, ma credo che si sviluppi in un modo più sotterraneo e molto più pericoloso: a scuola con l’indifferenza degli insegnanti, a casa con la non preparazione e l’imbarazzo dei genitori, in giro, nel mondo, con la poca cura, l’ignoranza, la disinformazione, il fanatismo religioso e chi più ne ha più ne metta”.

Cronaca a parte, l’opera è presentata come una favola notturna che attinge dal cinema, dalla televisione, dalle arti visive. Che fine ha fatto il teatro puro?
“Se intendi quel tipo di teatro che non tiene conto di questi nuovi linguaggi e delle nuove forme di comunicazione e narrazione… beh, spero proprio si sia estinto”.

Questo teatro è fatto di uomini da trovare online e assassini a sfondo omofobo. È necessario essere così crudi per riempire una platea?
“Credo che più che essere crudi sia necessario essere originali. Non nel senso di stravaganti, ma fedeli alla propria fonte. Mai come oggi. Quando mi metto a lavorare su un testo cerco di trattare argomenti che mi riguardino ma che possano interessare anche gli altri. Uomini da cercare su internet, amori gay confusi e crimini di omofobia mi sconvolgono e quindi per me vale la pena svilupparli. Se c’è un interesse sincero e un coinvolgimento autentico in argomenti di questo tipo, perché no?”.

Infatti, perché no. Bene, Tobia. Siamo a Milano: Portami in un posto carino. Dove andiamo?
“Ho due soluzioni. Tiger, di giorno, a fare shopping, anche se hai pochissimi soldi, è di grande ispirazione. Poi la Galleria Vittorio Emanuele. Consiglio a tutti di attraversarla a notte fonda, entrare all’improvviso in questo spazio enorme luminosissimo è un’esperienza quasi mistica. Se incontri qualcuno che viene dalla direzione opposta, non potrai fare a meno di scambiare uno sguardo e sentirti in qualche modo legato a questo sconosciuto, un’affinità misteriosa difficile da spiegare”.

Tobia Rossi è l'autore di 'Portami in un posto carino'

Tobia Rossi è l’autore di ‘Portami in un posto carino’

Già, Milano. Città che si nomina spesso nella messinscena di Tobia. Che sia la nostra città quel posto carino del titolo? Oppure quel piccolo paesino di provincia non precisato dove diventare grandi è così difficile? Non resta che aspettare quale voglia ci assale a fine spettacolo. Se di evasione metropolitana o di desolante pace di periferia. O magari, più semplicemente, di scaricare qualche applicazione in più sul nostro smartphone.

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