21st

Febbraio

Ragnar Kjartansson

E’ alla sua prima avventura italiana il giovane Ragnar Kjartansson (Reykjavík , Islanda 1976) che si definisce un bluesman: un artista romantico che utilizza il blues per purificare l’anima. Incredibile talento performativo, Kjartansson è un artista eclettico che penetra emotivamente il pubblico attraverso complesse installazioni in cui recita per ore, per giorni, portando sulla finzione scenica eroi malinconici, che raccontano una vita triste eppur incredibilmente bella, veicolo di passione lacerante e disperazione. A contatto con l’ambiente teatrale islandese, Ragnar sviluppa una pratica artistica che coinvolge i più disparati mezzi espressivi: dal video alla scultura, dalla musica ai disegni, dal canto alla performance. Negli spazi della Galleria Riccardo Crespi si materializzano Hot Shame e The Quest of Shelley’s Heart.

Ragnar, come concepisci le tue performance live?
“Solitamente sono create intorno ad un loop o ad un certo sentire. Così risultano simili a situazioni statiche per un lungo arco di tempo. Alcune performance hanno bisogno di giorni e giorni, altre magari una o due ore. Mi piace che esse scorrano nel tempo.”

Cosa significa il Blues nella tua vita?
“Il Blues significa mutare la malinconica e l’insoddisafzione verso qualcosa di magico. Il Blues è il modo di abbracciare i propri difetti.”

E nella tua arte, cosa significa questa musica?
“La stessa cosa. Arte e vita sono la medesima cosa.”

Cosa significa il trance nei tuoi lavori?
“E’ uno stato dove mi perdo nel mio lavoro. La condizione dove fermo i pensieri e semplicemente creo.”

Potresti descrivere, in poche parole, le tue opere? Immagina di doverle descrivere ad un bambino…
“I miei lavori sono come pitture viventi.”

Chi sono i tuoi ispiratori?
“Sono infiniti, ma per nominarne alcuni ecco… Leonard Cohen, Rufus Wainwright, Andy Warhol, Asdis Sif Gunnarsdottir, Magnus Sigurdarson e Diether Roth.”

A proposito del tuo lavoro sul cuore di Percey Bysshe Shelley, perchè hai scelto proprio questo poeta inglese?
“Principalmente per quello che egli rappresenta. Fu uno degli ultimi romantici del XIX secolo e io amo il romanticismo perchè è bellissimo e al contempo così orribilemte egocentrico e demoniaco. Shelly era un poeta, un ribelle, un donnaiolo e morì a 29 anni. La leggenda del cuore che venne tolto dal suo corpo è la principale ispirazione di questo mio lavoro. Shelley è sepolto a Roma senza il cuore. L’ultimo dei romantici è seppellito senza cuore… Come è epico questo!

Com’è la scena artistica in Islanda?
“E’ fantastica, vi è molta ispirazione ed è davvero all’avanguardia. C’è un “sistema di gallerie” non molto radicato e così gli artisti fanno arte non per il mercato, ma per alcuni strani testardi.”

Che differenze trovi fra l’arte italiana e quella islandese?
“Hmmm… Sono troppo ignorante riguardo all’arte conteporanea italiana per rispondere a questa domanda. Non mi sono ancora inoltrato nella scena italiana.”

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