11th

Marzo

Lo zen e l’arte del ricamo ai tempi del Coronavirus

Cosa fare a casa in questi giorni di quarantena? Datevi al ricamo, parola di Chiara Di Nardo, giornalista freelance e ricamatrice per hobby

Nella frenetica Milano in questi giorni, causa Coronavirus, tutto è cambiato. Il tempo sembra essersi fermato. In attesa di momenti migliori qualcosa di positivo c’è: avere dello spazio da dedicare ad attività antiche e nobili come il ricamo. Che ha un plus: aiuta a rilassarsi. A dircelo è Chiara Di Nardo, giornalista freelance con una grande passione per il ricamo «ricamare tiene impegnate le mani e svuota la mente».

Chiara, 37 anni di Saronno, giornalista, ma anche ricamatrice…

Forse sono più brava a ricamare che a scrivere. Dovrei rifletterci su… (ride, ndr).

Secondo te, in tempi di crisi, è possibile che a Milano ci sarà il ritorno dei lavori artigianali?

Sicuramente è il momento giusto per riprendersi del tempo per se stessi e per i propri hobby, casalinghi  e solitari per ora. Il mio consiglio è invece che stordirsi davanti alla tv, fate “andare le mani”. Cogliete l’occasione, se potete, di imparare a fare cose nuove. Per esempio su Youtube è pieno di tutorial dove imparare, per chi lo desidera, i primi step del ricamo.

Milano è un posto dove poter vivere di un lavoro artigianale?

A me piacerebbe. Milano, secondo me, ha una sensibilità particolare per questi lavori: i milanesi riconoscono l’originalità, la creatività e la qualità dei manufatti. Ai mercatini a cui prendo parte ho sempre un bel riscontro. Le location sono belle e la gente che viene è davvero interessata. È strano perché quando esci da Milano, l’interesse per quest’arte sparisce. O meglio, rimane qualcosa adatto a un pubblico prettamente anziano.

Ricamare è zen?

Assolutamente sì. Dedicarsi a ricamo, maglia e uncinetto è un modo perfetto per scaricare lo stress. Quando ti concentri su lavori semplici: una sciarpa, una scritta… la mente si spegne. Ci sono gli incontri in merceria o al bar per fare la maglia… ci sono corsi anche nei musei per esempio. Milano è pieno di Knite Cafè.

Hai realizzato delle maglie con ricamate delle frasi in milanese, è un bel modo per mantenere vivo un dialetto in via d’estinzione…

E anche per riscoprire un po’ di ironia gentile. Ora è tutto volgare. I toni dei meme, per esempio, sui social spesso sono un po’ pesanti. Te ghè resun per me è un po’ come dire “eh sticazzi”, ma con un pizzico di garbo in più. Mi è venuto naturale scrivere in milanese alcuni concetti, sebbene io sia nata a Saronno, mi sento milanese al cento per cento.

Hai pensato anche a una frase in dialetto per combattere con ironia la paura della pandemia?

Certamente! Ho pensato a una frase diretta al Virus: “Stà schisc”.

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