11th

Giugno

LGBT+Icons: le icone gay a fumetti sulle pagine di Milano Pride

Raffaella Carrà, Judy Garland ma anche Alan Turing, Michelangelo, Chavela Vargas. LGBT+ Icons è un’interessante mostra virtuale sulle pagine social di Milano Pride. In totale 40 opere coordinate da Mana Project Studio raccontano le icone che hanno formato la storia e l’immaginario LGBT+, come movimento culturale e politico

Una al giorno, nel mese del Pride. Dove? Sulle pagine di Milano Pride, Altro Pride per il 2020, a seguito dei cambiamenti dovuti all’emergenza sanitaria. LGBT+ Icons è un’interessantissima storia di amore e resistenza. In totale si tratta di più di trenta artisti, tutti coordinati da Mana Project Studio. Insieme raccontano con la loro creatività le icone che hanno formato la storia e l’immaginario LGBT+, come movimento culturale e politico. Un progetto già lanciato lo scorso anno e che quest’anno si ripete con quaranta illustrazioni, una al giorno, su Milano Pride.

Le icone più note

Un’occasione per venire a conoscenza delle tante icone LGBT+, anche quelle meno note. Ma partiamo dalle più comuni. Frida Khalo, la donna delle moltitudini. “Un’icona di creatività, con quasi nessuna educazione formale è diventata uno dei più famosi esempi di espressione personale artistica. Bisessuale, libera, fortemente complessa e affascinante, riluttante verso ogni convenzione sociale, la sua vita fu segnata da grandi gioie e altrettanto grandi dolori“. Così comincia la didascalia dell’opera postata che racconta poi la sua vita. Ancora Michelangelo oppure Raffaella Carrà, incoronata al World Pride di Madrid dove riceve il premio di icona gay mondiale.

Il “caso” Judy Garland

LGBT+ Icons è anche Judy Garland. “Miss Garland non si è mai veramente schierata né pro né contro il movimento LGBT+. Quindi perché viene considerata una della più grandi icone del movimento soprattutto nella cultura americana? La sua vita privata costellata dall’abuso di droghe e grandi sofferenze la fanno avvicinare al pubblico LGBT+ del tempo. Fino a farla diventare una vera e propria icona. Alcuni storici suggeriscono che la sua morte, nel giugno del 1969, sia state tra le tante micce che hanno dato il via alla rivolta dello Stonewall Inn. Altri suggeriscono, che tra le ragioni per cui la bandiera della comunità LGBT+ sia un arcobaleno ci sia anche un omaggio ad “Over the Rainbow”. Infine, la frase “Friend of Dorothy” (amico di Dorothy), in quel periodo era un popolare codice per dichiararsi gay“.

Le altre LGBT+Icons

Lesbica, nera, poeta, Audre Lorde nasce a Harlem, NYC nel 1934, figlia di immigrati giunti da Grenada. Oppure, ancora, Harvey Milk, magistralmente interpretato da Sean Penn in un film di qualche anno fa. Il primo uomo apertamente omosessuale a coprire una carica istituzionale. Un uomo che ha fatto la storia della comunità LGBT+ americana. Chavela Vargas, costaricana, che negli anni Sessanta si afferma in un genere musicale maschile “In una maniera maschile di un paese che non è il suo. Indossa un poncho rosso, fuma, beve, tira con la pistola e ama le donne. Nella sua lista di amanti Frida Kahlo e Ava Gardner“.

Tra i tanti anche Alan Turing, noto per essere responsabile del team che decrittò il codice Enigma dei Nazisti e contribuire così alla vittoria degli Alleati nella Seconda Guerra Mondiale. Accusato di omosessualità, rifiuta la prigionia accettando la castrazione chimica.

Per ammirare le opere, consultare le pagine Facebook o Instagram di Milano Pride.

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