17th

Dicembre

Il nostro Natale: giù le mani dall’uvetta

La diversità rispetto alle consuetudini e ai rituali passati rende il nostro Natale alle porte difficile da prevedere. Ci si ricorda com’era l’anno scorso quando ci preoccupavamo di non essere in tredici a tavola, di scegliere il menù adatto a tutti, di non mettere i regali nella macchina sbagliata. Ora bisogna proprio reinventarsi per far trionfare comunque un giorno così pieno d’amore. Ce lo insegna Magritte

Nel mio piccolo studio vicino al soggiorno, che forse alcuni ricordano dalle mie precedenti pagine quotidiane, spuntano babbi natali ovunque. Alcuni di peluche, altri in ceramica, in miniatura, appoggiati a libri, seduti sul davanzale, sopra il camino. Mi fanno compagnia anche se a volte mi sento un pelo osservata. Le decorazioni mi ricordano che manca poco all’arrivo di questo nostro Natale così come dire, strano. La sera comincio ad indossare pantaloni del pigiama con fiocchi e pupazzi di neve, mangio il cioccolatino del calendario dell’avvento e provo ad immaginare come sarà la festività più sentita dell’anno.

Certamente nessuno potrà rubare l’uvetta o le mandorle dal panettone mentre gli altri commensali sono distratti e poi rimetterlo nella sua forma come se niente fosse. I regali saranno o igienizzati o maneggiati con guanti, sì con quelli da forno in tema renne e alberelli. Non ci sarà il tanto romantico bacio sotto il vischio, nessuno potrà bere di nascosto l’acqua dal bicchiere del vicino di seduta nemmeno se nel suo ha solo vino.  Poi avvistamento a sorpresa: in lontananza si vedono arrivare i Re Magi che sopraggiungono non ben distanziati forse perché non sanno che solo le luci dell’albero hanno il permesso di assembramento. Il finale prevede che, per ottemperare ai Dpcm, tutelare la salute di tutti, senza intristirci troppo, la soluzione ricada nel pronunciare parole semplici ai parenti lontani magari più ad alta voce. Non vi preoccupate, vi vogliamo bene. In fondo, per fare Natale basta questo.

Come un pandoro davanti alla videocamera

René Magritte con il quadro del 1958, Le Vacanze di Hegel, mostra come cambiare gli schemi che significa mettere un bicchiere sopra un ombrello o, nel nostro caso, un pandoro dentro lo schermo.

L’artista con tale rappresentazione su tela voleva esprimere il trionfo di un oltre il reale e la razionalità. Da qui il titolo: Magritte ha mandato il filosofo tedesco Hegel- il cui fulcro era Tutto ciò che è reale è razionale-, in vacanza.

Noi in vacanza non ci possiamo andare però possiamo condividere il nostro tempo di festa con nuove modalità superando i limiti della realtà. Con una nuova prospettiva in cui speriamo l’ombrello rimanga chiuso e il bicchiere sia sempre più che mezzo vuoto, mezzo pieno.

 

 

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