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Aprile

Il giro del mondo in una tazza di tè, l’origine del tè

Risale al 2737 a.C. una delle leggende più accreditate sull’origine del tè, secondo la quale la scoperta del celebre infuso si deve ad un imperatore cinese chiamato Shen Nung

Egli lo “inventò” un giorno, per caso, mentre si trovava sulle sponde meridionali del Fiume Giallo. Alcune foglie caddero accidentalmente nel recipiente dell’acqua che era stata messa a scaldare sul fuoco, regalando un decotto dissetante e rinfrescante.

Da qui, l’infuso si diffuse così in tutta la Cina. E dalla Cina nel mondo. Vera o no la leggenda, quel che è certo è che oggi il tè è la bevanda più diffusa nel mondo, dopo l’acqua. Vanta inoltre una tradizione millenaria: per secoli è stato l’immancabile rituale di imperatori cinesi, samurai e monaci tibetani. Non solo. Il tè è offerto in segno di amicizia, servito per dare il benvenuto, rinforzare i rapporti fraterni e per celebrare momenti importanti della vita familiare. Ma è anche un toccasana per la salute: per la medicina asiatica quella del tè infatti una pianta curativa.

Il giro del mondo in una tazza di tè

Il giro del mondo in una tazza di tè

Il tè: diecimila varietà, due grandi famiglie

Senza dimenticare che per tante popolazioni rappresenta un’importante risorsa economica. L’infuso che chiamiamo tè si ricava dalle foglie di Camellia Sinensis: un arbusto sempreverde che produce piccoli fiori bianchi e frutti simili alla noce moscata. È da qui che discendono le diecimila varietà di tè prodotte nel mondo. Sono divise in due grandi famiglie: quella cinese, che dà un tè più delicato e chiaro, e quella assamica, originaria del nord-est dell’India, che produce un tè più forte e scuro.

Coltivata principalmente in Bangladesh, Cina, India, Sri Lanka, Giappone e Kenya, la pianta del tè vive in climi tropicali e subtropicali. Ma è solo a 2000 metri di altitudine, su terreni ben drenati, dove le foglie acquistano molteplici sfumature di gusto, e si raccolgono i tè migliori. Benché oggi sia messo insieme per lo più con macchinari sofisticati, esistono ancora pregiate selezioni manuali che fanno scoprire e gustare un tè raffinato e unico.

L'infuso che chiamiamo tè si ricava dalle foglie di Camellia Sinensis

L’infuso che chiamiamo tè si ricava dalle foglie di Camellia Sinensis

“Sono il numero di foglie colte manualmente e il periodo di raccolta a determinare la qualità del tè. I più pregiati sono ricavati dal raccolto imperiale della giovane gemma, chiamata pekoe, e della prima tenera foglia dischiusa”. A raccontare i segreti del tè è la tea stylist Francesca Natali nel suo libro Il Gusto del tè (Trenta Editore). “Le foglie per la riserva imperiale venivano prese all’alba da giovani fanciulle che utilizzavano forbici d’oro. Il tè che se ne ricavava, destinato unicamente all’imperatore, aveva un gusto raffinato, una fragranza vellutata, setosa al palato, fiorita e zuccherina”.

Una storia che comincia dalla Cina

La Cina non è stata solo il primo Paese a coltivare la pianta del tè e lavorarne le foglie. Vanta anche il primato di aver codificato l’arte di prepararlo. Tanti i rituali del tè, legati alle tradizioni di ogni etnia. Il metodo più diffuso a Taiwan e nella Cina continentale resta il Gong Fu Cha, ossia “l’arte di fare le cose bene”. Un protocollo secondo il quale chi serve il tè segue gesti delicati e precisi, prestando attenzione sia agli ospiti sia agli oggetti (va infatti preparato in teiere Yixing, servito su un vassoio di bambù e versato in piccole tazze).

Ed è sempre nel Paese del Dragone che i tè sono stati classificati in sei grandi famiglie in base alla colorazione delle foglie, a seconda dei diversi trattamenti che queste subiscono. Sono i periodi Tang, Song e Ming, le tre epoche cinesi di evoluzione e diffusione del tè. Durante la prima (618-960) l’infuso venne portato nel mondo e introdotto anche in Mongolia e in Tibet. È il periodo in cui Lu Yu, considerato il primo maestro di tè della storia, scrisse il famoso Cha Jing, prezioso compendio di consigli sulla degustazione. Durante l’epoca Song (960-1279), i monaci giapponesi importarono dalla Cina la tradizione di bere il tè. Nacquero allora i rituali della cerimonia del Cha No Yu, letteralmente “acqua calda per il tè”, perpetuata ancora oggi nel Paese del Sol Levante con semplicità e rigore.

Un rituale spirituale che dura quattro ore (durante il quale bisogna restare sempre inginocchiati) fondato su armonia, rispetto, purezza e tranquillità, i principi enunciati nel XVI secolo da Se No Rikyu, codificatore del cerimoniale. Per il quale si utilizza il Matcha, un tè in polvere dal colore verde intenso. In Giappone esiste poi l’usanza di far crescere le foglie dei giardini più pregiati limitando la luce del sole con i telikabusé. Nascono così i cosiddetti “Tè della penombra”, ricchi di composti benefici, dai sapori marini e vegetali, pieni e freschi, con una spiccata nota dolce.

Il Matcha, tè in polvere dal colore verde intenso

Il Matcha, tè in polvere dal colore verde intenso

Dal Portogallo all’Inghilterra, dalla Francia alla Russia, fino ai paesi arabi

Tornando alla storia, fu infine con la dinastia Ming (1386-1644), che tutte le classi sociali cinesi conobbero il piacere di sorseggiare una tazza di tè. Mentre l’Europa lo scoprì solo nel Seicento, quando lo importarono i portoghesi. A lungo appannaggio dell’aristocrazia, in Inghilterra divenne popolare dopo il 1650 e da allora il suo uso viene scandito dal rito (divenuto sacro) del five o’clock tea time, un appuntamento mondano da consumare in eleganti sale dedicate.

Five o'clock, l'ora del tè

Five o’clock, l’ora del tè

In Francia il tè giunse più tardi, sotto Luigi XVI, su consiglio del Cardinal Mazzarino. Mentre la Germania, che nel 1640 aveva fondato la Compagnia Reale del Tè, imparò a bere l’esotica bevanda solo nel XIX secolo. Introdotto alla corte di Michele III (1638), in Russia divenne ben presto una bevanda apprezzata dagli zar e dagli ambienti aristocratici, associato alla figura del samovar. La rotta del tè porta infine nei Paesi Arabi e in Marocco, dove il tè alla menta sigilla i legami d’amicizia e fraterni e scandisce i momenti preziosi di un nucleo familiare.

Viene bevuto bollente e a piccoli sorsi. Preparato in una teiera in metallo dalle forme morbide, posta su un grande vassoio cesellato, con una ricca manciata di fresche foglie di menta nana, cinque zollette di zucchero e due cucchiaini di tè verde cinese Gunpowder (polvere da sparo). Per un’esplosione di sapore.

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