Tata di mestiere, fotografa per vocazione, la statunitense Vivian Maier non lasciava per un attimo la sua Rolleiflex, con la quale ritraeva New York e Chicago, le città dove abitò.
Uno sguardo curioso, il suo, che coglieva piccoli dettagli, particolari impercettibili e sorprendenti imperfezioni degli abitanti, immortalati nella loro quotidianità apparentemente banale. Il tutto in un momento di grande fermento sociale e culturale.
il caso fotografico che ha conquistato il mondo
Sono 120 le fotografie in bianco presenti allo Spazio Forma, realizzate fra gli anni Cinquanta e Sessanta, proposte insieme ad una selezione di immagini a colori scattate negli anni Settanta, oltre ad alcuni filmati in super 8 che mostrano come l'artista dello scatto si rapportasse ai suoi soggetti.
Le sue fotografie non furono mai state esposte né pubblicate mentre lei era in vita, la maggior parte dei rullini non vennero nemmeno sviluppati, quasi Vivian volesse fotografare per puro piacere personale.
Colpisce e affascina la presenza di numerosi autoritratti, una sorta di lascito nei confronti di un pubblico con cui non ha mai voluto o potuto avere a che fare.
Ci si avvicina, forse, a questa misteriosa fotografa intravedendone il senso e il carattere nel riflesso di una vetrina, in una pozzanghera, nella sua lunga ombra che incombe sul soggetto carpito.
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