Cosa siamo disposti a sacrificare, pur di non sentirci in trappola? E che cosa perdiamo quando torniamo sui nostri passi? Silvio Orlando, uno dei volti più amati del teatro e del cinema italiano, è interprete di questo dubbio in Lacci, appunto.
Lo spettacolo tratto dal romanzo di Domenico Starnone e adattato per il teatro dallo stesso autore, dopo il successo della passata stagione, torna in scena al Franco Parenti dal 24 al 28 gennaio.
In sintesi: un uomo, una donna e la parabola di un rabbioso naufragio matrimoniale. Lui (Silvio Orlando) si è sposato presto, all’inizio degli anni Sessanta per desiderio di indipendenza, e ha avuto dei figli. Tutto bene? Ritrovarsi a trent’anni con una famiglia a carico e tutto ciò che ne consegue per lui è diventato un segno di arretratezza, più che di autonomia.
Trasferito a Roma per insegnare, conosce la libertà di innamorarsi di un’altra donna. La moglie reagisce e gli mette davanti le responsabilità verso i figli. Sono i lacci che uniscono l’uomo alla famiglia. E lui torna. Perché niente è più radicale dell’abbandono, ma niente è più tenace di quei lacci invisibili che legano le persone le une alle altre. Come andrà a finire? Il cardinale Voiello di The Young Pope rinuncia a quell’amore esterno. Ma il paradiso non esiste, le nevrosi sì.
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