“Ogni epoca ha un paio di libri, non di più, che la riassumono completamente. Al punto tale da esserne una sorta di catalogo. Il Novecento è L’Interpretazione dei sogni di Freud. Noi siamo figli di quel libro”. Così, Stefano Massini, spiega l’impegno artistico che l’ha portato a elaborare lo spettacolo Freud o l’interpretazione dei sogni. In scena al Piccolo Teatro Strehler dal 23 gennaio all’11 marzo, con Fabrizio Gifuni nel ruolo del padre della psicanalisi, regia di Federico Tiezzi.
Lo spettacolo, che si ispira al testo di Freud pubblicato nel 1899, non è un biopic del professore viennese ma un’indagine su quella materia onirica che ha rivoluzionato il Novecento, anticipandone inquietudini e malesseri, anche nell’arte.
In scena, Fabrizio Gifuni nei panni di Freud analizza i sogni dei pazienti e racconta i propri. “Il modo in cui i personaggi si presentano a Freud, è come un mosaico di casi e di personaggi diversi, ciascuno dei quali porta un enigma” spiega Massini. È un’umanità ricchissima di età diverse, che dà origine a racconti in certi casi lucidissimi, in altri profondamente grotteschi, che il professore viennese cerca di risolvere come se fossero dei casi polizieschi.
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