16th

Maggio

Take That Culture

Non appena ho rivisto i loro volti il mio cuore ha avuto un sussulto e con tenerezza ha rivolto lo sguardo a dieci anni fa, quando cinque ragazzi di Manchester lo facevano ballare, insieme a milioni di piccole donne, che impazzivano per loro.

A distanza di un decennio i Take That si riuniscono per un tour che, haimè, toccherà solo l’Inghilterra e al quale si dovrebbe unire anche Robbie Williams, l’unico dei cinque che continua a far parlare di sè nel Pop.

Per i nostalgici e per chi volesse vedere più a fondo nel fenomeno “Fab Five” la Sony ha fatto uscire un DVD che propone la loro storia, con filmati inediti, dietro le quinte e interviste singole a Mark Owen, Gary Barlow, Howard Donald, Jason Orange e Robbie Williams.


Difficile credere che quel ragazzino timido accompagnato al provino dalla mamma, fosse Robbie che simpatizzò subito con quel bel faccino di Mark! Buffi gli abiti a loro destinati nelle prime esibizioni nelle scuole inglesi e in locali spesso gay. I Take That hanno segnato il ritorno del Pop. Spesso messi a confronto con i predecessori Beatles, New Kids On The Block e messi in rivalità dai media con gli East Seventeen.

Un prodotto studiato a tavolino, segnato da amore e odio tra i componenti della band, che ora che sono adulti non nascondono i dissapori e i litigi, dopo i primi periodi di divertimento. Tutto faceva parte del gioco, come del gioco facevano parte le fan, la stampa e le esagerazioni, in primis l’alcool.

Anche Robbie non rinnega di avere passato un brutto momento, quando era in pugno alla depressione, abusando di sostanze stupefacenti e di alcool. Cinque giovani catapultati al successo, sotto pressioni enormi legate all’immagine e ai fitti tour, che hanno abbandonato il campo all’apice della loro carriera insieme.

Ognuno poi ha preso strade diverse… chi è diventato il re dell’odierno Pop, chi scrive canzoni tra l’affetto dei suoi bambini, chi fa il dj. Una domanda rimane… Qual è la cosa che fa piangere milioni di adolescenti urlanti? La Take That Culture non tornerà e chi non ha vissuto una band del genere non potrà mai capire, ma una cosa è certa… nessun gruppo, dopo di loro, è stato così ben costruito.

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