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Marzo

Sanremo 2007: da Fabbrica di sogni a sagra del Belpaese

Camminando per le vie del centro di Sanremo non ci sono fiori. Scusate, ma dove sono finiti gli splendidi fiori della Riviera ligure? La gente sembra molto distante da quell’euforia tipica di una cittadinanza che ospita una manifestazione rilevante come il Festival della canzone italiana. Cosa si potrebbe fare per vivere questo Festival diversamente?

STUDIO 54 NETWROK –  Si finisce per caso con lo sguardo nella vetrina del McDonald’s di piazza Colombo e ti ritrovi dall’altra parte una mega consolle con una banda scatenata di speaker simpatici. E’ il team della radio calabrese Studio 54 Network, che segue la kermesse Sanremese da 21 anni. Come fai a resistere alla tentazione di metterti in cuffia ed essere ospite di una striscia della loro programmazione? Io e Fabrizio Marvulli siamo invitati a parlare della realtà di Milanodabere, ma soprattutto a descrivere la nostra esperienza sanremese, alla ricerca “dell’altra faccia del Festivalone”.

SANREMO E’ ANCORA SANREMO? –  Attraversando corso Matteotti e lanciando uno sguardo al teatro Ariston è spontanea una considerazione: dove è finita tutta la folla appassionata del Festival? Cosa è successo? Dove si è nascosto quell’esercito di “jeunesse” che accorreva qui per “fabbricare sogni” e sperare un giorno di oltrepassare il siparietto più amato e contestato del Belpaese? L’atmosfera è cambiata, mi sembra una sagra del Belpaese, un po’ casareccia, un po’ pecoreccia. Qualcosa si è spento, perché al di là della “caccia all’autografo” o al gioco di ruolo del “divo spicciolo”, si parla poco di canzoni, di testi, di musica. E le canzoni ci sono ancora, sono ancora in grado di emozionarci e scandire il calendario di una stagione?

CANZONI PER DOVE? – Giusto per citarne qualcuna: il canto rischia di diventare patetica preghiera in Nel Perdono di Albano, le atmosfere effuse del cantico da cigno di Concato si dissolvono in Oltre il giardino, le perplessità esplodono dinanzi al brano Forever Per sempre di Gianni e Marcella Bella (il testo è di Mogol?), il motivo di Musica di Meneguzzi ammalia l’orecchio dell’ascoltatore, l’intensità di Ti regalerò una rosa di Simone Cristicchi conferma la nascita un cantautore che farà strada, gli affanni vocali e dissonanti di Facchinetti padre e figlio inquietano i fan dei Pooh, lo sprint e la carica di La paranza di Daniele Silvestri acclamano la rimpatriata del “latitante”, la spedizione di Milva all’Ariston su testo di Faletti rinvigorisce la carica interpretativa della pantera di Goro, la profezia del compianto Rino Gaetano in In Italia si sta male rivive nella teatralità del giullare Paolo Rossi, o il Terzo fuochista di Tosca spiazza il pubblico dell’Ariston con una ventata di nuovo stile.

IL NOSTRO FESTIVAL –  Lo abbiamo visto su un maxi schermo nella splendida cornice di piazza San Siro, il nostro Festival 2007, nel cuore della vecchia Sanremo. Un sanremese? Neanche a pagarlo. Abbiamo commentato le canzoni con alcuni stranieri: Simon e la compagna sono svizzeri e si trovano in vacanza a Sanremo. Non conoscevano il festival, ma si sono preoccupati quando hanno visto Albano esibirsi da solo. “And Romina?”, mi sussurrano. James è newyorkese e vive a Sanremo da due anni: “Mi sono innamorato di una ligure in metropolitana e da allora non l’ho più lasciata”. Non conosce il Festival, ma in compenso mi canticchia Volare. E un pizzico di suggestione spunta all’orizzonte. 

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