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Dicembre

Red Hot Chili Peppers

PEPERONCINI INFUOCATI – E’ vero che il peperoncino è piccante ma è anche un soddisfacente aromatizzante. Se siete dei buongustai e volete sfidare il vostro palato in termine di bruciore, dovete esagerare in quantità. Se poi il peperoncino esplode in musica, allora bisogna prepararsi perché l’attesissima esibizione milanese dei Red Hot Chili Peppers ha lasciato davvero il segno. Tutto sold out per la band californiana che è atterrata al DatchForum con il suo tour esplosivo Stadium Arcadium. I quattro della West Coast americana sono cresciuti e non hanno perso di certo la carica. Tanto si sa che non tutte le band rendono dal vivo ma questi quattro signori salgono sul palco e poi tutto diventa show. Nessuno degli spettatori, arrivati da ogni parte d’Italia, è riuscito a stare fermo un momento di fronte alla chitarra sinuosa di John, al basso insinuante di Flea, alla batteria pestante di Chad, e alla voce potete di Anthony, il cui carisma scenico ricorda quello del compianto Freddy Mercury.

STADIUM ARCADIUM – Da due grandi maxi schermi posti ai lati del mega palco escono fuori filmati e immagini che immortalano la storia dei Red Hot Chili Peppers, attraverso una scenografia di neon che emana luci e colori psichedelici. L’effetto neon evoca le veneziane abbassate che lasciano intravedere. Le protagoniste sono le canzoni: Can’t stop apre il concerto alle 21.15 in punto con Anthony che arriva saltellando sul palco. La chitarra di John si fonde col suo torso nudo, il pubblico va in delirio e canta By the Way. Dall’ultimo doppio album che è balzato in poco tempo in cima alle classifiche, ci sono Tell me Baby, Snow (Hey Oh), e Dani California, quest’ultima accompagnata da immagini di surf che sfrecciano sulle onde. Il rock è prepotente ma prende a braccetto il funk e tutto è destinato a trasformarsi: nel ritmo, nella propagazione delle note, nell’approccio dell’esecuzione mentre il basso di Flea e la chitarra di John si sfidano a duello. E se gli intrusi aumentano? Rap, punk e heavy metal subentrano a più non posso e la miscela è esplosiva. Quando un gruppo musicale ha un’estensione discografica di oltre venti anni, il gioco è fatto ed è stimolante tirare la palla all’indietro con memorabilia come Give it Way, Californication o Scar Tissue. Quasi due ore di musica che non dimenticheremo, reputando questo concerto tra i migliori di questo 2006, ormai sul viale del tramonto. 

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