14th

Luglio

Ramsey Lewis

Emozioni e poesia, quelle che si sono toccate con mano al concerto di Ramsey Lewis il 13 luglio al Blue Note. Nel locale cult di via Borsieri le “note blu” della leggenda di Chicago penetrano i muscoli per arrivare dritte al cuore.

IL LIVE – Un’ora di emozionante maestria da parte di tutto l’ensemble, composto da Ramsey Lewis, ovviamente, al pianoforte, Eleanor Hampton al microfono, Larry Gray al contrabbasso, William Kilgore all’organo, Leon Joyce batteria. Ma il virtuosismo in questo caso non coincide con esercizi di stile freddi e autocelebrativi, parte direttamente dal cuore di questi artisti. I passaggi dai momenti più enfatici e carichi di energia a note appena appena sussurrate sono entusiasmanti, creano momenti religiosi, magici, impalpabili, dove l’unico tonfo che senti è quello dei battiti cardiaci. I camerieri, sveltissimi ed efficienti, si muovono come dei mimi tra i tavoli, nella loro divisa nera. Si sta attenti a non far rumore con le posate, il momento lo richiede. Ma ecco che si riparte, il climax piano piano sale, tutti gli strumenti tornano a sprizzare adrenalina, come la natura dopo un temporale. Arriva per loro il momento degli assoli, e ci si sente piccoli di fronte a cotanta bravura. Lewis sembra in osmosi con il suo strumento, ci gioca, a tratti lo aggredisce, lo stravolge, in altri momenti lo coccola. Joyce alla batteria sembra possedere dei tentacoli al posto delle mani. Arriva su piatti, tom, rullante, tutti insieme contemporaneamente, producendo suoni incredibilmente articolati, in una frizzante macedonia di ritmi. Applausi a scena aperta per lui. Se con lui sono le mani e i polsi a farla da protagonisti, con Gray a meritare le ovazioni sono le dita. Massaggia le corde del suo contrabbasso sciogliendone nervi e tensioni fino all’ultima goccia, ogni sfumatura di nota è possibile, viene inseguita e catturata, battuta, accarezzata. Il mood è calamitico.

RAMSEY LEWIS – Non è proprio un giovanotto questo Maestro, ma i suoi 50 anni di carriera alle spalle se li porta benissimo e si concretizzano in splendidi momenti magici per il pubblico. Il compositore-pianista che ha all’attivo la pubblicazione di più di 80 album, 3 Grammy Awards e 7 dischi d’oro è stato definito una “leggenda del jazz” (definizione che l’artista, nella sua incredibile umiltà, non ama molto). Rappresentante delle grandi diversità che caratterizzano la musica di Chicago, Ramsey ha catturato immediatamente l’attenzione dei fan con il suo primo album “Ramsey Lewis And The Gentlemen of Swing” (1956). Dopo aver scalato le vette delle classifiche con “The In Crowd, Hang On Sloopy” e “Wade In The Water” (1965), con in mezzo 40 anni di brillante carriera, nel 2005 è approdato a “With One Voice”, il suo ultimo album, che paga il tributo alle radici gospel di Lewis, mantenendo naturalmente viva la linea stilistica del jazz classico. Con l’aiuto di veterani del gospel quali Smokie Norful, Darius Brooks e Donald Lawrence, Lewis ci consegna un album che libera le emozioni agitando l’anima dell’ascoltatore. Non è da dimenticare che Ramsey è anche un apprezzatissimo presentatore, conduce infatti il programma Jazz Legend per l’emittente Smooth Jazz di Chicago. E questo si nota sul palco, dove conduce amabilmente tutti gli strumenti all’armonia, pur nelle stravaganze e nei repentini giochi di stile.

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