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Marzo

Cucina nippoitaliana, quando l’Oriente sposa i sapori del Bel Paese

A Milano non mancano locali specializzati in cucina nippoitaliana che propongono un amalgama tra la tradizione culinaria asiatica e quella italiana

Se in ogni angolo del mondo la pizza e la pasta sono sottoposte a rivisitazioni locali, nulla vieta il contrario, ovvero che una cucina straniera sia proposta in chiave italiana. Succede con quella di stampo orientale e chiamiamola liberamente nippoitaliana.

A Milano è sempre più frequente imbattersi in ristoranti che al sushi & co fanno cambiare pelle. Nessuna rivoluzione, soltanto un listino all’insegna del Made in Italy. Lieve e delicato, mantenendo un sano rispetto per la base della ricetta. Ecco alcuni ristoranti che accanto all’effige del Sol Levante sventolano allegramente il tricolore italiano.

Kitchen Society

In questo locale con circa trenta posti a sedere, situato nel Vicolo Chizzolini (traversa di Via Pier della Francesca), la cucina è davvero un’intuizione personale dello chef/proprietario Alex Seveso. La sua passione per il sushi nasce verso la metà degli anni 90 quando decide di concedersi una pausa sabbatica (lavorava in cucina nel ristorante a conduzione famigliare sul Lago Maggiore). S’installa a Los Angeles. Nella città degli angeli scopre alcuni piatti giapponesi e ne rimane incantato. Una volta tornato in Italia si mette al lavoro per rivisitarli in chiave italica. No wasabi, soia o zenzero, sì basilico, pesto di olivo, pistacchi o mozzarella di bufala.

Berimbau

Fino a un paio di mesi fa questo ristorante in Via Marghera 43 era prevalentemente noto per un menu a base di specialità della cucina nippobrasiliana. Samba, sushi e caipirinha, la triade dominante. Ora, i piatti guardano ancora a quell’incrocio vincente tra il paese sudamericano e asiatico, solo che al menu è stata aggiunta una ‘piccola’ novità. Il proprietario del ristorante, Mario Chen, ha infatti deciso di introdurre le ‘cup sushi’ (clicca qui per saperne di più), preparazioni a base di riso e pesce in formato monodose: una cucchiaiata è l’assaggio è fatto. Il condimento, in certi casi, parla dunque italiano, dai datteri al tartufo, dagli agrumi al sesamo e pistacchio.

Boul & Co

Aperto da alcuni giorni in Via Rosales 1, Boul & Co è un piccolo locale pensato con format prêt à manger e che ripropone in chiave assolutamente italiana il bowl. Si tratta del piatto centrale della tradizione culinaria delle Hawaii, ma spesso e volentieri condito con salse orientali che in questo ristorante di 70 metri quadri si intrecciano o lasciano definitivamente spazio a quelle che si legano ai sapori del Bel Paese. Qualche esempio: il bowl… anzi boul, scritto all’italiana, è servito al tavolo nella soluzione Cacio e Pepe o in quella Aglio, Olio e Peperoncino. Tutto è contenuto nella classica ciotola, anche per quanto riguarda zuppe e insalate. I panini Bao, un tipicità 100% cinese, sono a loro volta italianizzati.

Xiongdi

Siete fan scatenati della cucina giapponese, ma non sapete resistere alle prelibatezze pugliesi? In quel caso il posto che fa per voi è Xiongdi (Via Schiaparelli 21). Un ristorante che, come si legge sotto l’insegna, si autodefinisce ‘giappopugliese’. A inaugurarlo una coppia di imprenditori con consolidata esperienza nel settore, uno originario del Gargano, l’altro asiatico. Da qui l’idea del locale che ai commensali, sia a pranzo che a cena, propone un ‘all you can eat’ a prezzo fisso di 23 euro. Esempi della contaminazione gastronomica in atto: sushi con spruzzata di carne equina e salsa di agrumi, in entrambi i casi provenienti da allevamenti e da piante pugliesi. E ancora: l’uramaki roll con mazzancolla di Manfredonia, il Gunkan con salmone affumicato, spezie di Puglia e cipollotto, l’uramaki con melone d’inverno pugliese, branzino e patè di tonno alla garganese.

Nima Sushi

Affezionati fin da piccoli alle storiche ricette italiane della nonna o della mamma, i titolari del ristorante Nima Sushi (Via Pisani 14) hanno deciso di non cancellare il sapore della loro infanzia e riproporlo sposando alcuni noti piatti della cucina d’Oriente. Sfogliando il menu del locale situato a due passi dalla stazione Centrale, si scopre come il Tataki di sashimi di tonno sia insaporito da salsa ponzu, con un’aggiunta di olio extra vergine di oliva, dadolata di pomodorini di pachino e finocchio marino. Mentre il ceviche, a sua volta, è preparato con il best of ittico del mare d’Italia.

Nima Sushi

Mister Jangì

Nasce come ristorante esclusivamente basato sulla cucina nippoitaliana, Mister Jangì (Piazzale Governo Provvisorio 4) ha variato il concept. Il mix di Giappone e Italia va in scena solo una serata al mese. L’italian sushi è di scena dunque ogni venerdì a cavallo del 15. Un appuntamento fisso con serata a tema durante il quale sushi e maki si presentano, per esempio, ‘alla calabrese’, ovvero con nduja, mozzarella, acciughe e peperoni. Troppo forte per il vostro palato? Provate allora la variante fruttata come quella che unisce zola, pere, noci, bresaola. Il menu è in costante mutamento e a ogni portata il locale suggerisce in abbinamento un calice di vino che, ça va sans dire, in questo caso è un 100% italiano.

Mr Jangì

ITAshi

Qui l’intesa gastronomica nippoitaliana non lascia spazio al dubbio ed è contenuta anche nel nome dell’insegna. Il maki è il piatto forte e unico di ITAshi (Via Muratori 10). Non si usa come tradizione giapponese l’alga nori, bensì un impasto preparato a mano usando farina manitoba e cotto al forno. Un ‘makitaliano’ quindi, proposto nelle varianti alla verdura, carne e pesce. Il menu è creativo. Elenchiamo il maki alla parmigiana e alla caponata, ma anche quello con alla base l’anduja calabrese o la carne Fassona. Sorprende il dolce, a sua volta avvolto è preparato in varie composizioni golose, come il cannolo siciliano con ricotta vaccino, praline di cioccolato e scorza di arancia.

ITAshi

 

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