8th

Novembre

Vivere o Morire!

Il thriller rinvigorisce con il film Il caso Thomas Crawford, il film d’azione torna alla riscossa con Die Hard – Vivere o Morire e il nuovo film di Dario Argento La Terza Madre delude la platea.

IL CASO THOMAS CRAWFORD – Nonostante Anthony Hopkins si porti appiccicato addosso il ruolo di Hannibal Lectar, è un attore versatile dello starsystem britannico. Il suo ghigno ritorna in questo thriller ben confezionato: Il caso Thomas Crawford, diretto da Gregory Hoblit, è un film con sfumature psicologiche con il pregio di avere nel taschino diversi colpi di scena. Questa pianificazione di un delitto perfetto da parte di un marito tradito dalla moglie si sviluppa su uno script, che mette in risalto il contrasto psicologico tra il protagonista e l’antagonista, Thomas e il giovane avvocato Willy, interpretato dal bravo Ryan Gosling. Un film ben collaudato.

DIE HARD, VIVERE O MORIRE –  Alcuni personaggi degli anni ottanta hanno perso lo smalto e invecchiati rischiano di sfiorare il ridicolo. Pensate al deludente ritorno di Rocky dietro la maschera di Sylvester Stallone. C’è sempre l’eccezione come succede per l’agente John McLane, che più invecchia e più interessa il pubblico. Bruce Willis, in buona forma, torna ad animare le sale cinematografiche con una nuova avventura di Die Hard, vivere o morire. La macchina da presa di Len Wiseman segue il nostro eroe, questa volta pronto a sventare la minaccia pericolosa di un gruppo di hacker. Sulle orme degli action movie dell’America cinematografica degli anni del riflusso, con qualche strizzata d’occhio al filone solcato da War Games di Badham, Die Hard – vivere o morire funziona perché non ha grosse pretese. L’unico limite resta l’eccessiva durata del film, con una ventina di minuti del tutto inutili, compensati però da un buon cast.

LA TERZA MADRE – Il vecchio horror all’italiana è in coma e neanche il ritorno del principe delle tenebre cinematografiche Dario Argento può sollevare l’animo disperato degli spettatori. La terza madre, con una spaesata Asia Argento, chiude la trilogia cominciata con Suspiria (1976) e Inferno (1979). Sceneggiatura deludente firmata dalla coppia Anderson-Gierash,  film noioso e prevedibile, effetti speciali artigianali che fanno rimpiangere i bei tempi in cui il regista italiano amava stupirci con bei film come Profondo Rosso. E se lo avesse fatto di proposito per prendersi in giro o prenderci in giro? Lo splatter eccessivo a volte stizzisce la sala e l’horror made in Italy resta soltanto un anomalo ricordo, disperso nella centrifuga del cinema-visione.  

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