2nd

Agosto

USA ON THE ROAD: Disneyland

Quando si arriva a Los Angeles, sia un bambino che un adulto, esprimono un desiderio: almeno una volta nella vita trascorrere una giornata a Disneyland. Non si può rinunciare alla proposta, soprattutto quest’anno che il parco dei divertimenti più famoso del pianeta festeggia il suo 50° compleanno. Sempre in compagnia della mia guida EDT/Lonely Planet sull’America Occidentale, irrinunciabile bibbia per i viaggiatori incalliti, mi rendo conto che DisneyLand Resort si trova ad Anaheim, ad oltre 70 chilometri dalla city.

In compagnia del mio fotografo, lo svedese Marcus Nohlberg, giungo dopo quasi due ore di autobus alla nostra meta. Il caldo è afoso e il traffico non è da poco. Ad accogliermi all’entrata del parco è Norma Elena Perez della Disney, che mi ricorda la data dell’apertura della mecca del divertimento: il 17 luglio 1955. Che strani scherzi ci gioca la vita. Coincide con il giorno del mio compleanno e forse questa è una buffa combinazione che spiega il mio legame morboso con alcuni personaggi dei comics d’oltreoceano: da Topolino a Paperino, da Pippo a Zio Paperone.

Rodrigo, bambino di origine messicana, mi offre un po’ del suo zucchero filato e mi confida di aver fatto salti mortali per essersi fatto portare qui dai suoi genitori. Ha un paio d’occhioni scuri che mi evocano le montagne andine. Guardandolo penso a quello che a suo tempo disse Walt Disney: “Voglio semplicemente che Disneyland sia un luogo dove grandi e piccini vivano insieme le meraviglie della vita”. Basta guardarsi intorno per respirare un’aria che trasporta la magia dal sogno alla realtà. Il tempo passa davvero in fretta tra una giostra e l’altra, tra l’incontro dei personaggi Disney e la miriade di possibilità di gustare specialità appetitose per non rischiare di finire col solito hamburger e il litro di Coca-Cola.

Attraversando Main Street, dopo il doveroso saluto alla statua del vecchio zio Walt, ci addentriamo nelle zone monotematiche del parco. Tocca per primo ad Adventureland, dove mi diverto moltissimo nella Indiana Jones Adventure e nella Jungle Cruise per poi passare a Fronterland, dove il battello Mark Taiwan o l’isola di Tom Sawyer mi fanno toccare con mano quell’America che avevo immaginato nelle pagine letterarie di pomeriggi trascorsi sul davanzale di una finestra.

Dopo una puntata a Tomorrowland, ovvero dove il futuro si materializza negli avventurosi Astro OrbitorStar Tours (con la complicità di George Lucas) o Autopia, mi metto in fila per strappare un bacio a Minnie, visitando la sua casa a Mickey’s Toontown e ficcando il naso negli angoli più nascosti della sua quotidianità.

A Fantasyland, ultima tappa della mia giornata da sindrome di Peter Pan, ritrovo Rodrigo che mi mostra il suo cappellino nuovo con le orecchie da Topolino. A salutarmi c’è un bellissimo tramonto, quasi per ricordarmi che qualche volta è salutare fare i bambini per un giorno, per riappropiarsi di sapori e atmosfere che da grandi abbiamo perso. E forse questo Walt Disney, creatore di questa straordinaria fabbrica dei sogni, lo aveva capito prima di chiunque altro.

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