28th

Giugno

Ponte Morandi, Sala: “Ciò che potrà fare Milano lo farà”

Il ricordo del sindaco Sala poco dopo la tragedia del Ponte Morandi: “Solidarietà, con le parole e con i fatti”. Oggi l’operazione-demolizione di ciò che resta di quel passaggio. Ne abbiamo parlato in redazione con la psicologa e soccorritrice della Croce Rossa che era presente lì sul posto

C’era la bandiera a mezz’asta anche a Palazzo Marino e c’era una squadra di soccorritori milanesi in arrivo in Liguria quasi un anno fa, a seguito del tragico e improvviso crollo del Ponte Morandi di Genova. Era il 14 agosto 2018. Oggi, 28 giugno 2019, il via alla demolizione di ciò che resta di quel passaggio. In una manciata di secondi quello che restava dei piloni si è sbriciolato, un abbattimento che precede una nuova costruzione. Sulla tragedia si è espresso anche il nostro primo cittadino Beppe Sala. “Tutto quello che Milano potrà fare lo farà, solidarietà non solo con le parole, ma anche con i fatti, questo è lo spirito milanese“.

Ne abbiamo parlato in redazione, proprio questa mattina, con la dottoressa Federica Valle – psicologa del SeP (Servizio Psicosociale della Croce Rossa Italiana) e soccorritrice volontaria. È intervenuta al Ponte Morandi dalle ore 15 dello scorso 14 agosto. Si è occupata – e si occupa – di supporto psicologico alle famiglie delle vittime, ai soccorritori, agli sfollati e della identificazione e riconoscimento dei corpi, con relative comunicazioni alle famiglie.

Il ricordo di chi c’era

Federica, le tue impressioni?
Mi sono svegliata questa mattina presto per seguire il procedimento, fino all’ultimo secondo ero tranquilla, l’ho vissuta con la curiosità scientifica di chi vuole capire come sarebbe andata l’operazione. È stato un preludio a quello che avrei vissuto subito dopo. Il suono delle sirene, poco prima dell’esplosione e della demolizione di questa mattina, mi ha scosso emotivamente. Mi è venuto da piangere, ho visto il fumo, il pensiero è andato a quel fumo di quel maledetto giorno, quando ero lì. Le stesse emozioni di quando sono arrivata sul Ponte Morandi un anno fa.

Il Sindaco di Milano e molte altre autorità, anche fuori Genova, si sono espresse sulla tragedia del Ponte Morandi con un messaggio di speranza. C’è una sorta di rinascita nei tuoi occhi, o di speranza, dalle immagini di questa mattina?
Non ho pensato tanto alla rinascita quanto a tutta la sfera emotiva di quel momento, alle famiglie che ho incontrato, alle persone a cui ho fatto supporto psicologico. Alle madri che ho visto disperarsi, ai figli che ho visto piangere, alle vittime. Nella mia mente ho visto apparire di nuovo i loro visi e le loro storie, tutto in una frazione di secondo soltanto. È incredibile, però, come questa frazione di secondo possa contenere al suo interno una storia enorme. Poco dopo, a mente più fredda, certo, ho capito che rappresenta uno stacco con la tragicità dell’evento. Uno stacco che porterà sicuramente a una rinascita ma che di certo non cancella la sofferenza delle famiglie.

“È incredibile come una frazione di secondo possa contenere al suo interno una storia enorme”

Quanto è stato importante, anche dal punto di vista psicologico, l’aiuto di squadre di soccorritori di altre regioni?
Dalla Lombardia ricordo la squadra dei Soccorritori con Mezzi e Tecniche Speciali, gli S.M.T.S., con loro siamo ancora in stretto contatto per continui aggiornamenti e corsi nuovi. C’è stato aiuto da ogni regione da parte di soccorritori che per noi, del posto, hanno rappresentato un grande sollievo. In quel momento facevamo turni interminabili e lo stress psico-emotivo era fortissimo: ci hanno permesso di riposare un po’, di staccare un po’ la testa.

Arrivare da un’altra regione, inoltre, permette ai soccorritori di operare senza essere così coinvolti come noi, per quanto possibile. Di elaborare la questione in maniera diversa. Si cerca di avere sempre un meccanismo di difesa per lavorare al meglio ma per chi è di quelle zone, inevitabilmente, è stato particolarmente complicato: il ponte significava un passaggio quotidiano per andare all’Università, al lavoro, una strada da percorrere ogni giorno.

Una collaborazione di questo tipo, con altre squadre di soccorso, è fondamentale perché ognuno porta qualcosa di sé; è un arricchimento, sia dal punto di vista umano, sia professionale.

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