17th

Novembre

Yoga

Yoga beats. Amore e rivoluzione

Tra i partecipanti allo yoga festival c'è David Sye, il fondatore del movimento Yogabeats. Inglese, capelli neri lunghissimi e un mosaico di tatuaggi colorati. Tra un aneddoto sul Dalai Lama e uno su Madre Teresa di Calcutta, David spiega cos'è lo Yogabeats: un progetto nato anni fa in Bosnia, dove David, senza passaporto e senza lavoro, si dedica all'insegnamento dello yoga per guadagnarsi da vivere. E per coprire i rumori della guerra, mette musica a tutto volume.

E alla musica la disciplina non deve solo il nome. Libera, spontanea e sperimentale come il jazz. Divertente, sexy e dallo spirito anarchico. Non importa eseguire posizioni avanzate o avere un controllo totale sul corpo e sul respiro. Il suo obbiettivo? Semplice, eppure rivoluzionario: imparare a scendere a patti con se stessi, accettarsi ed amarsi. Perché se siamo in guerra con noi stessi, lo siamo anche con gli altri, spiega Sye. Ecco qual è il fondamento su cui nasce Yoga Beats Conflicts, un progetto che intende usare la pratica yoga come mezzo per promuovere la pace, e attualmente coinvolge palestinesi e israeliani.

Yogabeats non è una sequenza di posizioni statiche, ma si basa invece su delle micro-ondulazioni, movimenti continui che aumentano la flessibilità.

Hot yoga therapy.

Tra i tanti stand dello yoga festival, c'è anche quello dello Hot Yoga Therapy, da cui vediamo uscire i partecipanti sudatissimi e felici. Ovviamente non vediamo l'ora di provarlo. Prima però, chiediamo all'insegnante Boris Bazzani qualche informazione in più. Il perché si chiama Hot Yoga è chiarissimo: si pratica in stanze riscaldate a 38-40 gradi, che migliora la flessibilità di muscoli e articolazioni. Ma gli effetti benefici non finiscono qui: il calore ha anche un effetto terapeutico sul sistema immunitario, che lavora molto più velocemente, e sul sistema circolatorio e linfatico.

La sequenza di asana è studiata per

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