14th

Dicembre

SFUMATURE – Questione di ombre. Questione di luci. Spesso, in un ristorante, la magia è regalata da quell’atmosfera soffusa che pervade l’ambiente, distende lo sguardo e rilassa la mente. Succede al Tara, tempio indiano della buona cucina dove ogni dettaglio è studiato ad arte. E se dal soffitto scendono morbide fiamme luminose, sono le lampade in cellulosa di seta e cotone a forma di fiori di loto a completare il quadro con giochi di trasparenze ed evanescenze. Intanto, un sole rosso su una grande parete blu ricorda la sua benefica presenza, mentre le sculture di Ganesh, il dio capace di rimuovere tutti gli ostacoli, e di Lakshmi, la dea della fortuna nonché consorte di Visnù, vigilano sugli ospiti. Ashwinder Singh (detto Ash) ha voluto creare un luogo pregno di energie e di significati, trasformando il semplice rito della cena in un’esperienza profonda e coinvolgente. Del resto, anche il nome Tara non è stato scelto a caso, visto che è lei la dea della giustizia e la combattiva fonte della vita.

CENA – Intrigante il menu. E anche facile da consultare, perfettamente suddiviso in antipasti, piatti di pollo, di agnello e di pesce, con corredo di portate vegetariane e a base di riso. Una vera sorvolata gastronomica sull’India e sulle sue innumerevoli e deliziose specialità, accuratamente selezionate e non eccessivamente piccanti. Al limite, la brigata di cucina è sempre pronta a calcare la mano per esaudire i palati più forti. In genere, quindi, arrivano leccornie godibilissime e speziate al punto giusto, ordinate sotto le due grandi categorie di curry e tandoori. E sì, perché a dispetto dell’immaginario comune che pensa al curry come una spezia, per gli indiani il curry è una salsa, un brodo, un sughetto che va a completare un piatto ammorbidendone la consistenza. E determinandone l’essenza. Una salsina che può risultare semplice (solo con yogurt, latte, panna o pomodoro) oppure complessa, a base di chiodi di garofano, coriandolo, cumino e curcuma. D’altro canto vi sono le prelibatezze cucinate nel forno tandoor, dalla caratteristica forma a goccia e dal rivestimento interno in argilla, che consente di raggiungere temperature di 400-600 gradi centigradi. Prima di essere infornati, gli alimenti vengono marinati per almeno otto ore in una varietà di spezie, aceto, yogurt o panna. Il risultato? Cibi gustosissimi, teneri e croccanti al tempo stesso. Persino il pane viene cotto nel tandoor, declinato in diverse varianti: roti (di farina integrale non lievitato), naan (soffice al latte), paratha (integrale a strati con burro), kishmish naan (con aromi e uva sultanina), cheese naan (con ripieno di formaggio) e lassan naan (all’aglio).

BOCCONCINI – Con elegante incedere i camerieri servono a tavola le delizie. Tutte da sperimentare: papad (leggera crêpe croccante di farina di lenticchie), samosa (involtino con ripieno di patate e verdure speziate), chicken roll (rotolo di pane e pollo), prawn pakora (gamberi in pastella di ceci e lenticchie) e chicken dhansak (curry di pollo a base di lenticchie gialle). Proseguendo con cosce di pollo o bocconcini di pollo tandoori, reshmi kebab (cremosi bocconcini di pollo tandoori), chicken tikka masala (speziato ma delicato curry di pollo), saag chicken (curry di pollo a base di crema di spinaci), boti kebab (bocconcini speziati di agnello tandoori), seekh kebab (agnello macinato e speziato, cotto allo spiedo in forma di salsiccia), rogan fosh (curry di agnello a base di yogurt), lamb dhansak (curry di agnello a base di crema di lenticchie gialle) e lamb madras (curry di agnello molto piccante). Per i vegetariani non mancano fish tikka (bocconcini di filetto di pesce tandoori), gamberoni tandoori, fhinga malai (cremoso curry di gamberi a base di cocco), curry di verdure miste, vegetable kofta curry (delicato curry di polpette di verdure), alu gobi (piatto tipico del Punjab a base di patate e cavolfiori), plak paneer (crema di spinaci ala ricotta compatta), baigan bharta (polpa di melanzana affumicata e speziata), ghana masala (piatto di ceci speziati), dal (crema di lenticchie), raita (salsa di yogurt speziato) e dal makhani (lenticchie nere). In abbinamento, rigorosamente riso basmati, aromatico e raffinato: pulao (cotto al vapore, anche con verdure), feera pulao (con cumino), biryani vegetariano (speziato e cotto con aromi e verdure) e biryani gosht (speziato e cotto con agnello e aromi). E per finire in dolcezza, coconut barfi (dolce di cocco grattugiato, cotto nel latte), phirni (budino di riso, mandorle, uvetta e zafferano), kulfi di pistacchio o mango (tipico gelato indiano) e meethi naan (pane naan con gocce di cioccolato fondente).

NEL BICCHIERE – Insoliti anche i suggerimenti al sorso. Si può optare per un buon vino italiano, australiano, neozelandese o sudafricano, oppure per un’ottima birra. In carta ci sono le italiane (da provare l’ambrata al farro Rio Maggio), le indiane (Meera, Kingfisher, Cobra e King Cobra doppio malto) e le belghe, fra cui le particolari Hy Super Beer (bionda dal profumo di malto e crosta di pane) e la Hy Cuvée, dal colore ramato e dai sentori di vaniglia, caramello, liquirizia e prugna matura. Ma non mancano tè allo zenzero e una bevanda rinfrescante a base di yogurt (lassi).

PRANZO – Dal martedì al venerdì, pausa del mezzodì all’insegna dell’esotico: antipasto, un piatto a scelta tra un piatto tandoori o curry (di pollo o agnello) o di verdure al curry e riso basmati (14,50 euro, bevande escluse).

BRUNCH – Buffet domenicale a volontà a ritmo di varie specialità (16,50).

SOLO DI MARTEDI’ E MERCOLEDI’ – Bisogna essere in due e ordinare ciascuno un antipasto, un piatto tandoori o curry di carne (oppure verdure con riso basmati), pane tandoori, dolce e caffè. Il vino o la birra sono offerti. Il tutto per 25 euro a persona.

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