3rd

Novembre

Take 6, jazz & gospel

E’ una rarità in questo periodo ascoltare dei performer d’eccezione. Si fa la fila al box office, si va al concerto con il rischio che l’album a casa sia quasi la copia identica dell’esibizione live in programma. Pochi musicisti possono davvero permettersi il lusso di suonare o cantare dal vivo e stimolare chi sta da quest’altra parte della barricata. Il concerto dei Take 6 è stata un’inattesa rivelazione, non solo perché tra i più intensi di questo avaro 2008, ma perché ha dimostrato al pubblico (vero sold out) che la voce umana può toccare la perfezione di uno strumento.

TAKE 6Alvin Chea, Roger Ryan, Joey Kibble, Mark Kibble, Claude McKnight e David Thomas cantano a cappella e fin qui non c’è nessuna novità. Il nostro pubblico, abituato al fenomeno Neri Per caso – vecchia operazione azzeccata dal re Mida Cladio Mattone – resta davvero esterefatto. Anche qui si gioca a nascondino col pop, ma su un altro pianeta: i “Magnifici 6” mescolano l’R&B con il gospel a suon di acrobazie vocali e pindariche armonie jazz. Il risultato sembra un miracolo da palcoscenico con quelle voci che fabbricano strumenti musicali. E la dose di humour la vogliamo togliere? Questo è un elemento aggiunto che fa di Alvin e compagnia una squadra di mattatori, artefici di storielle coinvolgenti. 

THE STANDARDS – Si dilettano a frugare tra le tracks dell’ultimo The Standards – standing ovation per Mary – e stuzzicano l’appetito musicale spiluccando tra Feels Good,  Beautiful World e So Cool. “Siamo orgogliosi al pensiero che Gesù faccia parte del nostro repertorio”, sussurrano al pubblico del Blue Note e poi ci lasciano un brivido con una serie di gospel songs, come prova che la radice “spiritual” non è andata persa. Applausi interminabili e il pubblico si guadagna un paio di bis.

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