29th

Giugno

Solomacello Fest, musica senza tregua

Non c'è tregua al Solomacello Fest. Scaletta serrata e aggressiva come la musica che proviene dai tre palchi del Circolo Magnolia. Trenta minuti a band, ad eccezione di Unsane e Napalm Death, che chiudono la serata del 26 giugno con due set di un'ora ciascuno.

UNSANE E NAPALM DEATH – Il trio newyorchese satura l'atmosfera di chitarra, mentre la voce di Chris Spencer si infrange sul microfono. Dura e arrabbiata, come l'immaginario grafico che li circonda: la mano insanguinata sull'ultimo album Wreck. Gli inglesi Napalm Death, fautori di quella miscellanea di musica estrema chiamata grindcore non hanno certo problemi a scatenare l'inferno. Da Utilitarian a ritroso nel tempo, la velocità è impressionante. L'energico Mark Greenway si muove senza posa sfidando il pubblico con le sue urla riottose. Ma non si può e non si deve ridurre tutto a due soli gruppi, sebbene di rilevanza mondiale.

SAX E PERCUSSIONI
– Il Solomacello ha raccolto ottime band italiane. Intorno alle 20, sull'Outfrog stage, ci si imbatte nei Rise above dead: il cantato è un growl che si protende su fraseggi strumentali post-rock. Sul Bigfrog tengono banco i genovesi Gandhi's Gunn con il loro stoner rock primigenio. Sul palco Messicano c'è Bologna Violenta. Schegge impazzite di 60 secondi o poco più, in cui la chitarra corrode i dialoghi cut up tratti dai tre album del musicista veneto. Un altro protagonista della serata è stato il sax. Elemento principe del jazz, si è saputo adattare alle inquietudini metal, come nei Mombu, che innescano un virtusoso dialogo-scontro con le percussioni. Il ritmo ancestrale degli olandesi Dead Neanderthals stordisce, la simmetria del suono è incandescente come le lampadine che li circondano. Dalla luce al buio primitivo degli Squadra Omega, nascosti nell'ombra e avvolti in tuniche nere. Introdotti da sax e percussioni africane fatte di conchiglie. Dallo sciabordio il suono cresce fino a raggiungere la pienezza con i tamburi delle due batterie.

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