24th

Luglio

Rubbish Design

L'emergenza rifiuti di Napoli, finita sulle pagine dei giornali di mezzo mondo, potrebbe essere una eccentrica occasione per reclutare designer. Scusate l’interrogativo azzardato: ci può essere davvero un trait d’union tra “monnezza” e “design”? Incuriosisce ed è trendy l’eco-design, che con la scusa di riciclare oggetti di cui ci siamo liberati, finisce per catturare l’attenzione di creativi. In lizza ci sono il sud-africano Heat Nash, l’anglosassone Stuart Haygarth o il nostro Enzo Mari, che se ne va in giro come un segugio a scovare bottiglie da reinterpretare.

RE-SIGN – La sottile linea d’ombra tra “trash” e “design” si può trovare anche in un territorio di casa nostra, così come nel progetto Resign di Faenza. E’ proprio dalla riviera romagnola che arriva un’altra ispirazione per sostenere il motto nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma. “Il REsign è quindi una modo semplice e sensato di mettere in relazione i giovani designer e le realtà che da sempre si occupano del reperimento e lo smaltimento dei rifiuti”, sottolineano i promotori del mega progetto.

DA 21 EURO A LA POLTRONA DELLA SPESA – Basta un po’ di fantasia e  una vecchia sedia di legno, scovata nella soffitta della nonna, si ripresenta come 21 euro. Non è forse più di una semplice suppellettile? Un gruppo di seggiole abbandonate nel cortile di una vecchia scuola si trasforma in One divided by Two, oppure uscendo da un supermercato scatta l’idea: la poltrona della spesa, i cui braccioli sono i rimasugli di un carrello per fare acquisti.

RUBBISH DESIGN – Insomma, l’estro e le pulsazioni da designer possono riguardare anche giornali, vetro, lattine o abiti. Questo “rubbish design” può anche sottomettersi ad una riflessione di Enzo Mari: “Libertà oggi significa possibilità di scegliere sempre qualcosa di diverso”. Questa è una via che catapulta “l'emergenza rifiuti” in un connubio di arte e civiltà.

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