17th

Ottobre

Rocco Papaleo

Dopo Basilicata coast to coast, Rocco Papaleo tira fuori dal cappello Una piccola impresa meridionale, commedia che lo impegna come regista, sceneggiatore (con l'amico Valter Lupo) e attore. A dividere la scena con lui, un cast ricchissimo: Riccardo Scamarcio e Barbora Bobulova in primis. Papaleo è un prete “spretato” che torna a casa, una cittadina di mare nel Meridione. Spera di trovare rifugio nel vecchio faro abbandonato della sua famiglia, lontano dai giudizi della gente. Finirà per dividerlo con una prostituta in pensione, col cognato cornuto e semifallito, con la sorella fuggitiva e con una scalcinata banda di ex circensi dediti alle ristrutturazioni di immobili. Vuoi vedere che rimettendo a nuovo il faro, riusciranno  a rimettere in piedi le loro vite?

Rocco, qual è il tratto caratterizzante di questo tuo nuovo film?
Papaleo: “Ogni progetto narrativo si impreziosisce man mano si crea. A me sta a cuore la spiritualità e nel raccontare la storia di questo film ho cercato di raccontare, al di là degli eventi che vedrete, una relazione laica e profonda con lo spirito, che vada oltre gli schematismi di una religione”. 

Qual è il tuo rapporto con la religione?
“Io non sono credente, ho rispetto per i religiosi ma sono critico nei confronti di certe istituzioni. Da ragazzo ero un alunno vivace, mettiamola così, e una volta un insegnante, un prete, mi costrinse come punizione a stare in ginocchio, col viso contro il muro durante le lezioni. Non potevo neanche guardare in faccia i miei compagni. Non l'ho mai dimenticato”.

Pur toccando alcuni temi morali, il film mantiene una leggerezza mai frivola…
“Quando giro un film, scrivo una storia o una canzone, mi guida l'ambizione di voler essere di un gradevole conforto a chi mi legge, mi guarda, mi ascolta. Con le mie proposte vorrei essere una carezza al pubblico”.

A proposito di carezze, Magnolia, una ex prostituta slava, arriva nel film come una forza rigenerante. Barbora, cosa pensi di questo personaggio così vitale? 
Bobulova: “Mi ha colpito il suo lato fiabesco: assomiglia a una fatina che solleva le anime in pena edistribuisce buonumore. Forse avevo bisogno proprio di una persona simile nella mia vita quando ho accettato il ruolo”.

Sarà anche una fatina, ma a Magnolia non manca una certa dose di cinismo…
“Infatti pensa che credere nell'amore sia il presupposto dell'infelicità. Anche io ho opinioni simili: ho una relazione ma non credo nell'amore eterno. Mi piace il pragmatismo di questa donna, che pur essendo coi piedi ben saldi per terra – si fa per dire, visto quanto le accade incidentalmente nel film – riesce comunque ad avere una sua dimensione poetica e idealista”.

Torniamo alla sceneggiatura: perché il faro?
Papaleo: “Per i suoi significati metaforici. Era la location perfetta per accogliere le vite di chi lotta contro l'oscurantismo sociale, morale ed economico. È questa la cornice che circonda le vicende di personaggi che vedono andare a pezzi le proprie certezze. Ma il faro è anche un mezzo per trasmettere speranza. Non è un caso se alla fine del film si accende e illumina tutto intorno a sé”.

Pensi che Una piccola impresa meridionale abbia elementi in comune con il tuo film precedente?
Sì: quel senso di lieto fine un po' mortificato, come lo chiamo io, e i legami umani che si cementificano davanti a un elemento ostile. E poi la musica, che detta il ritmo e che conta anche sul supporto di Erica Mou. Questa ragazza che sembra arrivare da Parigi ha scritto una canzone bellissima, Dove cadono i fulmini. Per includerla ho dovuto recuperare quasi due minuti a lavoro praticamente quasi ultimato. Ho dovuto rivedere, tagliare qua e là: se vi sembra che il film giri a vuoto per un'ora e venti e poi ascoltate questo pezzo, ecco, sappiate che la colpa è di quel brano!”.

In sala dal 17 ottobre.

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