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Ottobre

De Chirico: la mostra a Palazzo Reale a cura di Luca Massimo Barbero

A distanza di cinquant’anni dalla personale del 1970, Palazzo Reale torna a ospitare l’opera di Giorgio de Chirico in una straordinaria e inedita retrospettiva curata da Luca Massimo Barbero. In mostra, un centinaio di capolavori del maestro della metafisica provenienti dai principali musei internazionali

La stagione delle grandi mostre a Milano è stata inaugurata il 25 settembre con il ritorno di De Chirico a Palazzo Reale. L’esposizione, grazie al suo curatore Luca Massimo Barbero, offre un viaggio straordinario nella complessità dell’opera del maestro (Volo, 1888 – Roma, 1978). Attraverso un centinaio di dipinti, capolavori provenienti dai maggiori musei e collezioni private tra cui il Metropolitan di New York, la Tate Modern di Londra, la Pinacoteca di Brera, il Museo del Novecento di Milano, la Galleria Nazionale di Roma, riassume l’universo dell’artista che ha segnato la pittura del Novecento.

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Il percorso espositivo non si svolge cronologicamente ma per temi secondo accostamenti inediti. Portando così alla scoperta dei tanti aspetti della vita e dell’opera dell’artista. Passando dal mondo della mitologia greca alle memorie familiari e al rapporto con la figura materna, la “centuressa” Gemma de Chirico, fino alla scoperta della metafisica. Così tra i quadri esposti, nelle otto stanze, sfilano la Lotta di centauri, il Centauro morente, la Partenza degli Argonauti, e poi gli autoritratti e il Ritratto della madre, le Piazze d’Italia, l’Ariadne. E poi ancora, il Pomeriggio soave, Il figliol prodigo, i Manichini in riva al mare, la serie Bagni misteriosi. Ecco un anticipo della mostra raccontata per punti dal suo curatore Luca Massimo Barbero.

De Chirico e Milano

La mostra segna indubbiamente un ritorno di Giorgio de Chirico a Milano. E proprio a Palazzo Reale, dove nel 1970 il maestro aveva presentato la sua prima vera retrospettiva italiana. Ma è anche il ritorno di un de Chirico diverso, che si rivela per la prima volta alle nuove generazioni.

Il ritorno a Palazzo Reale

La protagonista eccellente di questa mostra è la pittura. Non è, infatti, tanto quello che de Chirico rappresenta, ma è come lo dipinge. E dal primo quadro vedrete, ad esempio, come ha raschiato la schiena del Centauro morente; come ha segnato la materia, come sta cercando di arginare e muovere in modo tellurico ma assolutamente insospettabile, sempre nascosto, perché prima ti fa vedere una cosa e poi, se guardi meglio, come nella Lotta dei centauri, ci sono degli esseri, delle creature: cavalli a pois, con gli occhi verdi, da mostro marino, e poi delle teste decapitate, dei fiumi di sangue… Nello stesso quadro c’è anche un tentativo caravaggesco di fare il proprio monogramma con il sangue; c’è un prato dipinto come se fosse una tempesta, degli arti completamente deformi. De Chirico nel 1909-1910 è completamente de Chirico.

La mostra è un viaggio

Mi piace che questa mostra sia dedicata anche a ciò che sta accadendo nel mondo. Noi siamo un popolo mediterraneo. Veniamo tutti da quel bacino. Alcuni si muovono. Alcuni partono. Alcuni arrivano. Giorgio de Chirico nasce in Grecia, protettorato tedesco, viaggia. E dice appunto: “(…) allora con tutti gli uomini e i bauli e le valigie si partii alla volta della città degli argonauti, sopra un piroscafo che salpò dal Pireo”. La mostra è un viaggio. E il viaggio è un tema della famiglia De Chirico. Quindi ci sono i centauri, c’è l’idea della “centauressa” Gemma Cervetto de Chirico, la madre, c’è quindi l’idea degli affetti familiari.

Ci sono due autori che hanno cambiato la visione della vita della pittura, uno è certamente Picasso, ma non esce mai dalla realtà. La ri-dipinge. E de Chirico, che lavora sulla visione. Non si può non rimanere affascinati.

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