23rd

Febbraio

‘A Pazziella

Vero, verissimo, verace. ‘A Pazziella è un piccolo angolo napoletano a Milano. Anche se, definirlo piccolo, sarebbe un po’ un eufemismo, visto che il ristorante è davvero spazioso, luminoso e assolutamente di design.

AMBIENTI VIVACI – Bella, l’entrata a vetri scorrevoli lascia intravedere il grande bancone bar orlato di sgabelli trasparenti e vasi con piante tropicali. A prima vista parrebbe una di quelle location di tendenza dove trascorrere la serata fra stuzzichini e cocktail. E invece no. E qui sta il bello. Il gioco è nell’efficace contrasto fra atmosfere ultramoderne e una proposta culinaria che omaggia in toto la tradizione partenopea. E’ l’innovazione che incontra la tipicità in un mix alquanto intrigante. Ecco allora arredi minimali e colori d’effetto: pareti fucsia e blu, lampade Flos a perpendicolo sui tavoli, pareti in legno a lavorazione in foglia d’oro e d’argento, sedie in pelle nere, azzurre e arancioni e pavimento in cotto. Il titolare Giuseppe Russo ha voluto creare un posto accogliente ma non scontato, in cui la proposta fosse la semplicità ma non la banalità. Si pensi che tutti gli elementi in ferro e legno vengono dalla Comunità di San Patrignano. Per poi andare a impreziosire le tre sale che costituiscono il ristorante, corredato da un dehors riscaldato, dove anche poter fumare.

RICETTE AUTENTICHE – ‘A Pazziella, nel vernacolo napoletano, è un giocattolo, un balocco, una cosa che riesce a incuriosire e a dare gioia. E qui sono i piatti a regalare vere emozioni al palato. Lo chef Giovanni Moscato, originario della città di Pulcinella e un passato ai forelli dell’Hotel Mediterraneo di Napoli, nonché in alberghi e ristoranti a Roma, nelle Marche, in Val d’Aosta e in Alto Adige, stupisce i commensali con le specialità della Costiera Amalfitana. E già l’antipasto è sorprendente: dal succulento buffet in perfetto stile partenopeo (scandito da parmigiana di melanzane, peperoni imbottiti, polpette di melanzane, melanzane a fungitiello, involtini di melanzane, gattò di patate e sartù di riso) alle seppie con noci di Sorrento e fiori di zucca, passando per il fritto ‘A Pazziella (dorati fiori di zucca, crocchette di patate, mozzarella e carciofi pastellati), per il sauté di frutti di mare e per la mozzarella di bufala dop. Per approdare ai primi, sfilata di pasta fatta in casa o acquistata in pastifici artigianali: candele di Setaro al ragù napoletano; paccheri con pomodorini, scampi e provolone del Monaco; lo scarpariello (pasta corta con pomodoro, peperoncino e formaggi); gnocchi alla sorrentina (pomodoro, basilico e mozzarella); scialatielli allo scoglio; linguine alle vongole; spaghetti alla Nerano (zucchine, prezzemolo e grana); e pasta e patate con provola affumicata (servita nel tegame in cotto). Per passare ai secondi di pesce, e anche di carne: pesce del giorno (al sale, al forno, alla griglia e all’acqua pazza); gamberoni in cartoccio, polipetti al pignatiello (con olive nere, capperi e pomodorini); frittura di gamberi e calamari; zuppa di pesce (per due e da prenotare due giorni prima); fettina di vitello alla pizzaiola, scaloppa di fesa alla sorrentina e provola affumicata in padella. In abbinamento vini bianchi e rossi da tutta Italia, fra cui primeggiano quelli campani come il Lacryma Christi del Vesuvio, il Taurasi, il Rubrato, la Falanghina, il Greco di Tufo e il Fiano di Avellino.

PIZZA GOLOSA – Giovane e simpatico, è lui l’addetto al forno a legna (tra l’altro rivestito in piastrelline di mosaico color violetto): Armando Masila, esperto nell’arte dell’impasto e della lievitazione. E’ così che la pizza gli riesce bene: morbida e sofffice al punto giusto. Come deve essere la vera pizza napoletana. Le varianti? Tante, e tutte gustose. Si va dalla classica marinara alla bufalina (la mozzarella la mette all’ultimo momento in modo che non si fonda completamente), da quella salsiccia e friarielli (simili alle cime di rapa) a quella ‘A Pazziella (metà ripiena e metà margherita). Senza dimenticare il saltimbocca (panino di pizza farcito a piacere) e la nutelpizza.  Una curiosità: se li si consuma nella saletta all’entrata non si paga il coperto (pizze e calzoni vanno dai 7 ai 12 euro).

DULCIS IN FUNDO – Ovviamente anche i dolci sono fatti in casa, dal giovanissimo ma abilissimo Juri De Julio. Da non perdere, quindi, la Pastiera, il Babà, la Delizia al limone e la Caprese (con mandorle e cioccolato). Da suggellare con un fresco meloncello, oppure con un distillato, un whisky, una grappa o un calvados: la vetrinetta a parete ne esibise varie etichette.

A PRANZO – Variegata la proposta, sia napoletana che italiana: menu fisso a 10,5 euro (primo, secondo e acqua); primo e acqua a 7 euro; secondo e acqua a 8,5 oppure una bella pizza più bibita a 10 euro.

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